28/11/2015

Educazione sessuale – All’ONU gli Africani difendono l’innocenza dei bambini

Sappiamo bene che spesso chi fa educazione sessuale – anche nelle nostre scuole – mira alla sessualizzazione precoce dei bambini.

Ne abbiamo un esempio concreto nelle linee guida dell’ OMS, di cui si è parlato ampiamente, che auspicano che lo Stato scavalchi la famiglia nel delicato compito di insegnare ai bambini a scoprire e a capire le leggi naturali del corpo, della riproduzione, del piacere e soprattutto dell’amore, con metodologia e tempistiche a dir poco discutibili.

All’ONU in questi giorni si è tenuto un animato dibattito su una risoluzione sui diritti (sacrosanti) dei bambini, in cui gli Stati europei e americani volevano fosse inserito un paragrafo sull’educazione sessuale “completa, basata sull’evidenza” (che vuol dire “evidenza”? Come può non essere basata sull’evidenza, un qualsiasi tipo di educazione?) e comprensiva – ovviamente – di quei “diritti sessuali e riproduttivi” che vogliono dire insegnare la contraccezione e l’aborto, prima ancora che i ragazzini capiscano come nascono i bambini. Si voleva inoltre introdurre – ovviamente – il riferimento a “orientamento sessuale e identità di genere.”

Onu_famiglia_famiglie_educazione-sessualeDel resto la risoluzione esplicitava l’intento di “modificare i modelli sociali e culturali di comportamento sessuale degli uomini e delle donne di tutte le età”.

I Paesi africani hanno preteso l’eliminazione dei passaggi contenenti le espressioni controverse come questione di principio. L’Egitto, in particolare, ha detto che una “educazione sessuale completa” prematura viola non solo le leggi e il buon costume di molti Stati, ma anche la Carta delle Nazioni Unite e la Convenzione sui diritti del fanciullo, minacciando la “purezza” dei bambini e il loro “equilibrio psicologico e psichico.” Il Sudan e la Nigeria hanno sottoscritto le considerazioni egiziane e hanno di nuovo denunciato il tentativo – da parte dell’Occidente – di “minare le fondamenta della società e, in definitiva, la struttura familiare.” Hanno ribadito, poi, il ruolo primario della famiglia nell’educazione dei figli e la necessità di “sostenere la loro innocenza.”

Anche l’India, che normalmente non s’impegna in questioni del genere, ha preso posizione contro la risoluzione: “Le Nazioni Unite non dovrebbero essere sede di propaganda... la risoluzione evidenzia le aspirazioni egemoniche implicite nella lingua che si traducono in modifiche nella società e nella cultura attraverso l’educazione sessuale“.

Altre delegazioni, compresa la Russia, hanno rimarcato l’eccessiva ossessione rispetto al sesso e all’educazione sessuale di una certa cultura occidentale.

Del resto, i Paesi sviluppati, dove i bambini hanno accesso molto presto alle informazioni sul sesso e dove è insegnata l’educazione sessuale nelle scuole, stanno vivendo un drammatico aumento delle malattie sessualmente trasmissibili tra gli adolescenti e i giovani. Nei soli Stati Uniti, il Centro per il Controllo delle Malattie e la Prevenzione stima che 10 milioni di nuove infezioni a trasmissione sessuale si verificano ogni anno tra i ragazzi d’età compresa tra 15 e 24 anni.

Redazione

Fonte: C-Fam

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.