Educazione sessuale in Trentino: l’intervento dell’ente pubblico si riassume in una propaganda in favore della contraccezione, nella (falsa) convinzione che questo porti a una diminuzione delle cosiddette “gravidanze indesiderate” tra i minori, e dunque degli aborti?
Il campo dell’educazione sessuale e socio-affettiva è delicato: va a toccare le corde più intime dei nostri bambini e ragazzi, magari in una fase di cambiamento del corpo (l’adolescenza) già di per sé non facile. Per questo è importante che questo tema venga affrontato principalmente dai genitori, che in questo dialogo hanno modo di trasmettere ai figli i valori in cui credono. Solo in seconda battuta, e comunque nel rispetto delle idee dei genitori dei ragazzi, dovrebbero intervenire la scuola e le altre agenzie educative.
Eppure le testimonianze sul territorio nazionale ci dimostrano che un’educazione sessuale e socio-affettiva “ben fatta” è spesso ancora un’utopia.
Di certo è così in Trentino, che ultimamente (come sulla questione dell’utero in affitto o sul gender) non si sta di certo distinguendo in chiave positiva. Ai giovani trentini non viene insegnata la responsabilità e il senso pieno del rapporto di coppia, con tutte le sfumature relazionali ed emotive, bensì si percorre la via più facile della deresponsabilizzazione e s’insinua negli studenti l’idea che il sesso altro non sia che un gesto meramente “fisico”.
Per fortuna, tuttavia, vi sono dei politici attenti al bene dei nostri giovani, come il Consigliere della Provincia Autonoma di Trento Claudio Civettini (Lista Civica Trentina), che in merito ha presentato un’interrogazione al Presidente del Consiglio Provinciale (qui il testo).
Noi di ProVita lo abbiamo contattato e il Consigliere ha gentilmente risposto alle nostre domande.
Consigliere, cosa l’ha spinta a rivolgere un’interrogazione al Consiglio Provinciale in merito alla pubblicazione dal titolo: Progetto di Educazione Socio-Affettiva e Sessuale per le scuole medie inferiori e superiori?
Nulla se non la scoperta, su questo testo, di un’affermazione forte – quella secondo cui l’«esposizione dei metodi contraccettivi» sarebbe fondamentale per propiziare «comportamenti preventivi consapevoli, in particolare per evitare gravidanze indesiderate» -, ma non adeguatamente motivata. La cosa preoccupante è che si tratta di un testo destinato ad ispirare iniziative di educazione sessuale all’interno delle scuole.
Intende dire che ai ragazzi trentini viene insegnato, durante l’orario scolastico, che con la contraccezione si possono prevenire le gravidanze indesiderate?
Non lo posso francamente escludere, ma non è questo l’oggetto del mio atto ispettivo, che mira a fare chiarezza sul fondamento scientifico in base al quale – per ispirare progetti e iniziative nelle scuole – si sostiene un legame causale, a mio avviso invece ancora tutto da provare, tra diffusione della contraccezione e riduzione delle gravidanze indesiderate.
Un’affermazione discutibile sia sotto il profilo etico, sia sotto il profilo scientifico, dal momento che – come evidenzia nella Sua interrogazione – le ricerche condotte in altri Paesi su questi temi rivelano che la contraccezione non “risolve” il problema delle gravidanze indesiderate, ma anzi comporta un aumento del tasso di aborti. Una semplice “svista”, o una deliberata decisione d’insegnare il falso in tema di educazione sessuale?
È quello che con la mia interrogazione vorrei capire. Mi auguro che i quesiti che in essa ho formulato – per nulla polemici ma tutti rigorosamente nel merito della questione – possano trovare una risposta chiarata e pertinente.
Confida in una risposta del Consiglio Provinciale alla Sua interrogazione?
Per regolamento una risposta è dovuta entro poche settimane. Però conoscendo la prassi – penso alla mia interrogazione n. 3085/XV sull’attivazione di nuovi percorsi di educazione alla relazione di genere del maggio 2016, ancora senza risposta nonostante un sollecito inoltrato a fine luglio dello scorso anno – non c’è da stare allegri. Dal momento che però che si tratta di un atto ispettivo non solo non polemico, ma completo di riferimenti bibliografici – riferimenti che in Progetto di Educazione Socio-Affettiva e Sessuale per le scuole medie inferiori e superiori, invece, mancano -, voglio essere ottimista. Non si può ignorare un atto ispettivo, tanto più quando è evidente la sua serietà.
In chiusura, come consiglia di muoversi ai genitori che – anche grazie al Suo impegno – verranno a conoscenza di questo Progetto, che magari vede coinvolti i loro figli?
Pur rigettando l’allarmismo, che non giova a nessuno, credo che i genitori abbiano il dovere di essere informati di ciò che viene detto ai loro figli, a scuola, in materia di educazione sessuale. E qualora scoprissero la diffusione di affermazioni, su questi temi, tendenziose o non scientificamente provate, dovrebbero chiedere conto a chi di dovere di simili iniziative. Personalmente sono e resto a disposizione, pronto – fedele alla concezione della politica anzitutto come servizio – a farmi portavoce delle istanze di chiunque nutrisse qualche preoccupazione.
Teresa Moro
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contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini