Quante volte, negli ultimi anni, è riemerso nel dibattito pubblico il tema spinosissimo e delicatissimo dell’educazione sessuale?
Tra chi si schiera aprioristicamente contro qualsiasi tipo approfondimento del tema e chi la difende a spada tratta (anche se “educazione” è intesa nel senso di “archivio nozionistico” funzionale al godimento fisico dell’atto sessuale senza “conseguenze indesiderate”), bisognerebbe recuperare l’educazione all’affettività, alla bellezza, al pudore (... cose d’altri tempi?).
Anche per i genitori l’educazione sessuale è uno degli argomenti più complessi da affrontare con i figli: hanno spesso la paura di non essere all’altezza e di suscitare nel figlio istinti sessuali disordinati con la conseguenza di non renderlo sufficientemente responsabile e consapevole del proprio potenziale procreativo. Per questo anche i genitori spesso prediligono la strada più comoda: delegano e finisce che “l’educazione sessuale” diventa – nel migliore dei casi – un insegnamento dei metodi che consentono di fare ciò che piace senza assumerne le conseguenze. Ma, in tal caso, si può realmente parlare di “educazione”?
In senso affermativo risponde il programma televisivo norvegese Newton, rivolto ai ragazzini tra gli otto e i dodici anni, che palesa la pretesa di insegnare, mediante la trasmissione di brevi cortometraggi, come funziona e come si evolve il corpo umano nell’età puberale. I primi baci, l’eiaculazione involontaria per i maschietti ed il ciclo mestruale per le femminucce sono tutti fenomeni esplicitamente trattati nelle puntate condotte dalla presentatrice Line Jansrud. Ma la peculiarità dello ‘show‘ consiste nell’utilizzo, da parte della conduttrice, di persone completamente nude per esporre analiticamente le varie fasi evolutive ed i vari fenomeni oggetto della puntata.
Uno schiaffo alla dignità dei bambini, che si vedono catapultati bruscamente in un mondo in cui, fino a prova contraria, sarebbe necessario entrare in punta di piedi, proprio per l’estrema delicatezza che lo caratterizza. Opinabili e discutibilissimi anche i metodi di analisi dei vari fenomeni, che non tengono in considerazione l’impatto psicologico che due corpi integralmente nudi, uniti ad una spiegazione sgradevolmente esplicita e diretta dei vari fenomeni adolescenziali, possono avere sulla psiche di un bambino che ancora non conosce minimamente quel mondo così complesso.
Certo non sorprende che questo show sia trasmesso proprio in Norvegia, nel Paese in cui l’interesse dei bambini viene costantemente posto in secondo piano, per esempio propagandando tra minori il cambiamento di sesso.
A questo punto, urge riprendere la domanda iniziale: per poter parlare di “educazione” bisognerebbe educare le nuove generazioni all’amore.
L’insegnamento di metodi anticoncezionali (che spesso hanno effetti abortivi – e vengono taciuti) induce al sesso scisso dall’amore, allo schiavismo delle donne, alla mercificazione del corpo ed alla volgarizzazione di esso.
Perché non compiere invece lo sforzo, certamente più oneroso ma decisamente più valido e dignitoso, di educare davvero i giovani all’amore? Perché non insegnare ai nostri figli, che un domani saranno chiamati ad essere uomini e donne formati, e in quanto tali chiamati a dominare in modo consapevole i propri istinti, senza essere da questi dominati? Perché non insegnare loro che nel momento in si ama l’uomo o la donna della vita, viene richiesta una donazione completa di sé stessi e che ogni centimetro del proprio corpo esige di essere donato esclusivamente a quella persona? Perché non educare i nostri figli al rispetto del proprio corpo e di quello altrui? E a non guardare le persone attraverso gli occhiali iper sessualizzati di una società malata, ma tramite gli occhi limpidi del cuore dell’uomo, per cui la bellezza e l’attrazione fisica sono elementi che non riducono la persona a semplice desiderio ma, al contrario, la valorizzano?
Sono tanti gli interrogativi che confermano come la strada più dura ed impegnativa si riveli quella più adeguata nel lungo periodo; e come si può non ragionare su lunghi periodi quando si contribuisce alla formazione di un bambino che in futuro sarà chiamato ad essere uomo?
Alcuni genitori ed educatori hanno deciso di assumersi questo impegno e hanno proposto progetti di educazione sessuale e all’affettività (si veda qui) realmente idonei ad affiancare genitori e figli nell’approccio a questi temi. Se amiamo i nostri figli, abbiamo il dovere inderogabile di accompagnarli con cura e responsabilità in tutte le fasi della loro crescita, anche e soprattutto in quelle più onerose e delicate.
“Fate sì che l’amore unificante sia la vostra misura; l’amore durevole sia la vostra sfida; l’amore che si dona la vostra missione!” (Benedetto XVI, in occasione della Veglia con i giovani del 19 luglio 2008).
Elia Buizza