“Io non voglio figli ora, devo fare ancora un sacco di rock ‘n roll. La maternità non è un obbligo”. A dichiararlo è la cantante salentina Emma Marrone che in un’intervista al Messaggero ha dichiarato la sua intenzione di rimandare l’esperienza della gravidanza: “ognuno ha il suo percorso. Può succedere che una donna voglia dedicarsi a se stessa. E poi anche l’età delle madri è cambiata”.
E fino qui non ci sarebbe niente di male, se non fosse che nell’intervista, subito dopo, ha fatto riferimento all’ “aiuto” che la scienza oggi è capace di fornire alle donne che decidono di diventare madri in età più avanzata: “Oggi abbiamo la possibilità di congelare gli ovuli e conservarli”.
Dunque, un’agghiacciante “congela l’ovulo” e salva la carriera. E non poteva che andare a finire così, una volta resa facoltativa la funzione procreativa legata alla sessualità e separata, poi oggi, grazie al gender, anche dall’aspetto di genere e identitario. Non poteva tutto questo che avere come esito freddo e cinico, questa sorta di “macchina del tempo”, con cui bloccare, nel presente, momentaneamente, il desiderio di maternità, per poi riattivarlo nel futuro, in modo da tenere ben separati l’orologio biologico dalla realizzazione professionale, nella convinzione (o forse illusione?) di sapere cosa sia meglio e quando.
Per non parlare poi di quanto possa essere realistica l’aspettativa legata alla certezza di avere un figlio, grazie al proprio ovulo congelato. E sì perché, questa natura che sembra così “matrigna” da far coincidere la stagione del massimo profitto della carriera con quella della massima fertilità, in realtà, anche nel futuro illusoriamente “pre-organizzato”, dovrà fare il suo corso e sarà ancora una volta essa a decidere, piaccia o no, se il tentativo artificioso e tardivo di diventare madre andrà a buon fine o meno.