Il Movimento per la Vita di Trento ha organizzato, presso la Sala Rosa del Palazzo della Regione (via Gazzoletti, 2 – Trento – ore 20:30), una conferenza pubblica con due ospiti speciali: l’attrice Alessandra Pelagatti e Edoardo Panunzio, fondatore dell’Associazione Il Dono Onlus di Roma.
“La mia vita è stata un ring sul quale il Male e il Bene si sono affrontati per venti anni. Un male che era nato sull’esperienza dell’aborto. Alla fine l’amore di Dio ha vinto“. Così sintetizza la propria esperienza Alessandra Pelagatti, milanese di nascita ma ormai romana d’adozione. L’attrice racconterà al pubblico trentino la genesi della sua sofferenza, la solitudine nella quale è maturata la sua scelta, il vuoto incolmabile, il senso di colpa e la devastante sofferenza psicologica e fisica nella quale è precipitata per quasi venti anni; ma la Pelagatti parlerà anche dell’arduo ma salvifico percorso di riconciliazione con se stessa e con i suoi figli ormai “angeli”, un percorso che la ha portata, attraverso incontri “casuali” con luoghi e persone, a maturare una fede sincera nonostante l’ateismo della sua giovinezza. “Spero – dice l’attrice – di parlare al cuore di quelle donne che sottovalutano cosa significhi per l’anima (o per la coscienza, se non sono credenti) scegliere volontariamente di uccidere il proprio bambino”.
L’incontro proseguirà con la testimonianza di Edoardo Panunzio, fondatore e responsabile de Il Dono Onlus di Roma. È una organizzazione no-profit che, basandosi sul volontariato e sulla formula dell’auto-mutuo aiuto, si occupa sia di sostegno alla gravidanza indesiderata, inattesa o problematica sia di counseling psicologico, umano e spirituale rivolto a chi soffre in seguito ad una scelta di aborto volontario. L’associazione, che opera su tutto il territorio nazionale, è stata la prima in Italia a focalizzare la propria azione sulla guarigione post abortiva. “La nostra prima preoccupazione – afferma Panunzio – è che nessuna donna debba più sentirsi sola. Non serve l’elemosina: non sono certo 20 o più euro a cambiare la vita. Servono invece gli amici veri, quelli che sono disposti a prendersi cura di te, rendendosi davvero tuoi compagni di viaggio”.
Il Movimento per la Vita di Trento persevera nel proprio compito di promozione di una cultura dell’accoglienza e della vita in quanto è consapevole che l’aborto legale e volontario non rappresenta il riconoscimento di un diritto alla salute della donna, ma è al contrario l’origine di una sofferenza psicologica e fisica che si protrae per anni. Infatti l’aborto non rende una donna non-incinta, ma la rende madre di un bambino morto. La società contemporanea, edonistica ed egoistica, non riconoscendole il suo ruolo di madre, non le permette di rivendicare il lutto impedendone quindi la sua rielaborazione.
È bene ricordare inoltre che la Sindrome Post Abortiva è ormai una evidenza in campo clinico, considerata all’interno dei Post Traumatic Distress Disorder dal DSM IV-ter, il Manuale diagnostico e statistico dei Disturbi Mentali redatto dall’American Psychiatric Association, considerato il testo sacro della psichiatria.
A titolo esemplificativo, si citano i risultati di uno studio condotto da una specialista inglese, Priscilla Coleman, e pubblicato sul British journal of Psychiatry nel 2011. Confrontando le risultanze di 22 studi differenti che analizzavano complessivamente i dati di quasi 900 mila donne, la dottoressa Coleman è arrivata a stabilire che l’aborto volontario provoca un rischio aumentato di ansia, raddoppio dell’abuso di alcool, triplicato l’uso di marijuana, rischio suicidario aumentato di due volte e mezzo; nel complesso un aumento dell’81% di problemi psichici a carico delle donne che abortiscono!
Fonte: Movimento per la Vita Trento