La propaganda mortifera vorrebbe convincere i politici a non mettere nel loro programma la battaglia contro l'aborto.
Ma in Usa i candidati pro-vita nei vari Stati federati sono andati bene e tutti i governatori repubblicani che hanno firmato leggi restrittive dell'aborto (limitandolo al momento in cui si sente il battito cardiaco o al momento in cui il bambino sente dolore) sono stati rieletti.
Per esempio, in Texas, il democratico O'Rourke ha condotto una campagna quasi esclusivamente sulla liberalizzazione dell'aborto e ha speso decine di milioni per sconfiggere Abbott, quello che ha varato la legge che vieta l'aborto praticamente sempre. L'abortista ha perso dell'11%.
In Florida Ron DeSantis ha varato la legge che vieta l'aborto dopo 15 settimane (e si è esposto anche a favore della famiglia, contro certe stravaganze Lgbt): ha spazzato via il "liberal" Crist vincendo del 19%.
E così in Ohio, in Georgia, in Oklahoma (qui i Repubblicani stessi erano molto preoccupati: il prolife Kevin Stitt ha vinto del 14%), in Iowa, South Dakota, Tennessee, Carolina del Sud, Idaho, Wyoming, Alabama.
Vale particolarmente la pena sottolineare che questi governatori che hanno firmato ambiziose leggi a favore della vita e non hanno mai esitato politicamente, correvano contro avversari competitivi.
Probabilmente gli Americani sono mediamente più convinti dell'umanità del concepito e sono consapevoli dell'immenso traffico di denari che gira intorno alle cliniche abortiste (Planned Parenthood soprattutto) sulla pelle dei bambini e delle donne. Però, in rapporto all'Italia, sembra che i politici nostrani siano molto più "cauti" (per usare un eufemismo) nello schierarsi per la vita e per la famiglia: temono molto il massacro mediatico che ne consegue, ma forse non considerano abbastanza che le persone comuni, dotate di ragione naturale e rettamente informate ( a ciascuno di noi sta il dovere di informare) sono molto più prolife di quanto si creda.
Coraggio!
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