Dopo la sentenza della Consulta che ha soppresso il divieto di fecondazione artificiale di tipo eterologo, cioè il divieto dell’introduzione nella procreazione di uno o più donatori esterni alla coppia, la discussione si è di nuovo accesa.
Tra le varie questioni dibattute, si è proposto per la procedura eterologa la piena rimborsabilità da parte del Sistema nazionale sanitario, inserendola nei LEA (livelli minimi-essenziali di assistenza), il che economicamente pesa parecchio sul nostro SSN, in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando.
I LEA mirano ad assicurare a tutti il diritto alla salute e quindi vengono forniti per delle “cure”: ma la fecondazione artificiale quale malattia cura?
Nessuna, infatti la coppia che vi ricorre rimarrà sterile. Si esaudisce il “desiderio – siritto” a un figlio a qualsiasi costo.
A costo di far pagare a tutti i cittadini una procedura che non cura, e che la maggioranza del popolo italiano non voleva (vedi la schiacciante vittoria del referendum sulla Legge 40).
A costo della vita dei 9 figli che vengono uccisi nel percorso procreativo, per ogni bambino che nasce.
A costo della salute della donna che dà (o vende) gli ovuli, in quanto l’iperstimolazione ovarica non è esente da rischi.
A costo di ridurre la donna ad un’incubatrice, se si introduce anche la pratica dell’utero in affitto; nuova forma di schiavitù.
A costo di ammettere un fatto aberrante come la donazione del patrimonio genetico: la donazione dei gameti non può essere equiparata alla donazione del sangue , del midollo, eccetera , perché con la donazione dei gameti si dona la propria identità , i propri caratteri somatici che si manifesteranno nel fenotipo del nascituro con la somiglianza fisica, con un certo carattere, certi gusti, la predisposizione a determinate malattie piuttosto che ad altre.
A costo di mettere al mondo un bambino orfano, che potrebbe voler sapere quali sono le sue radici, ma che il prevedibile anonimato del donatore impedirà. Gli Stati dove i “cercatori delle proprie origini” sono ormai adulti, stanno eliminando il diritto all’anonimato dei venditori di gameti, visti i drammi psicologici degli interessati.
A costo di discriminare le coppie che, per motivi etici, scelgono la strada dell’adozione, il cui costo è tutto a carico della coppia, quasi che il loro “diritto al figlio” sia “meno diritto” di quello di chi compie atti contro natura.
Maria Carmela di Martino