25/02/2016

Eutanasia dietro l’angolo, propaganda incalzante

Riceviamo una amara ma realistica considerazione sull’eutanasia, e non solo.

La condividiamo volentieri con i nostri lettori.

Lo scorso 22 febbraio ero sintonizzato alla radio. A un certo punto la mia attenzione è stata afferrata da una notizia. Era ovviamente una notizia di cronaca nera e ovviamente era stata data all’inizio del radiogiornale, perché oggigiorno nulla è più importante della cronaca nera. In realtà le notizie di cronaca nera erano tre, snocciolate una dopo l’altra come i grani di un rosario; due di queste notizie narravano di episodi di morte di madri e di bambini per mano di uomini violenti, la terza notizia, quella che mi aveva colpito di più, riguardava il suicidio di un’avvocatessa.

Secondo le indiscrezioni avrebbe ingerito un potente sonnifero perché soffriva di epilessia e di depressione e non voleva più essere curata, cosa scritta in un biglietto che avrebbe lasciato. Uso il condizionale perché in queste notizie è sempre d’obbligo. Le prime due notizie, pur facendomi inorridire per una sensibilità mai sopita riguardo simili episodi, non mi hanno lasciato stupito perché il bombardamento che i mass media operano verso le persone è continuo e ha lo scopo di instillare nelle masse che è meglio distruggere le famiglie e vivere senza stretti legami perché questi portano solo violenza e morte.

Riguardo la terza notizia ho però annusato un odore nuovo nell’aria, anche se non troppo nuovo a dir la verità. Dietro la notizia si nasconde un pensiero strisciante. Chi soffre può rifiutare le cure se non ce la fa più, e chi siamo noi per impedire loro tutto questo?

vita_eutanasia_sensoPerpetrare la sofferenza negli altri sarebbe una pratica da aguzzini. Noi uomini civili abbiamo il dovere di aiutare queste persone, dando loro quello che vogliono, cioè la morte, o meglio la cessazione di ogni sofferenza. E se per ottenere un tale scopo queste persone finora hanno dovuto usare potenti veleni o altri rimedi dolorosi, noi abbiamo il dovere morale di aiutarli con metodi più delicati e amorevoli.

Sono finite da un po’ le notizie su gay picchiati da persone omofobe, per convincere il popolo del pericolo omofobia (il che vuol dire far propaganda alla lobby gay che sfrutta gli omosessuali per scopi che conosciamo bene), sono iniziate le notizie pro eutanasia per preparare il campo al DDL sull’eutanasia che è in programma immediatamente dopo il DDL Cirinnà.

Possiamo star  tranquilli che l’eutanasia non sarà per un ristretto numero di persone, ma riguarderà presto o tardi tutti noi. Altre nazioni mostrano che, quando si tira in ballo l’eutanasia per garantire l’autodeterminazione (discutibile) di qualche persona, presto sarà lo Stato a decidere per tutti, chi deve vivere e chi deve morire.

Lo spettro della tecnocrazia aleggia già sul cadavere delle democrazie.

Aborto e divorzio insegnano inoltre che, promulgate le leggi per tutelare interessi di pochi, sono diventate usanze praticate su larga scala. E se i matrimoni gay sono solamente il grimaldello per sdoganare l’utero in affitto e giungere così alla cultura della produzione dei figli (come aveva già previsto Aldus Huxley ne Il mondo nuovo), i pochissimi casi riguardanti l’eutanasia saranno lo strumento per dirci che per ogni tipo di sofferenza ci sarà la dolce morte che ci verrà incontro coi suoi sacerdoti che hanno sostituito quelli di una volta, che servivano un Dio “crudele” che, sotto il nome di Provvidenza, condivideva con i suoi fedeli ogni tipo di sofferenza psichica e materiale.

Allora saranno in pericolo depressi, disabili, anziani... La politica avrà trovato anche la soluzione al problema delle pensioni: se non nasce un numero di cittadini atto a sostenere le pensioni degli anziani di domani, eliminiamo gli anziani oggi. E non ci sarà da combattere contro questa deriva, perché molti di noi saranno ormai assuefatti dopo il bombardamento che si sarà operato anche in nome di questo supposto traguardo di civiltà.

D’altra parte, se si sono accettati aborto, divorzio e matrimoni omosessuali, perché con l’eutanasia dovremmo rinsavire? Molti sarebbero anzi favorevoli in prima persona. Il cinismo dilaga. Quanti sono coloro che, finita la vita lavorativa, considerano finita la loro vita terrena, non sapendo più perché vivere? Sono più di quel che si possa credere. E chi potrà convincerli del fatto che la loro vita ha ancora un valore, se da questa cultura siamo ormai ridotti a soli animali?

La fine che spetta a tutti sarà dunque quella cui va incontro il Gondrano de La fattoria degli animali di George Orweell, il quale, divenuto ormai vecchio e inabile al lavoro, viene fatto caricare su un furgone in direzione del macello, mentre tutti credono stia andando a farsi curare all’ospedale, perché questa è la voce che viene fatta circolare dai maiali al potere.

Lucida trasposizione del selvaggio capitalismo materialista che viviamo oggi e che sta tramutando le persone in cose? Può darsi. Una cosa è però certa. Se Gondrano, avvisato all’ultimo del destino che lo aspetta, prende a calci il furgone nel tentativo di evadere, domani nel nostro mondo civile più nessuno recalcitrerà perché considereremo la nostra morte procurata qualcosa di buono e di giusto.

Amombogì

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