Sono in totale 62 i parlamentari italiani, fra Camera e Senato, che hanno deciso di aderire all’intergruppo per le scelte inerenti il “fine vita” (da leggere: “eutanasia”) e che hanno chiesto di calendarizzare la discussione. Lo hanno annunciato i rappresentanti dell’Associazione Luca Coscioni in seguito alla presentazione in Senato di un disegno di legge del parlamentare 5Stelle Matteo Mantero. Fra questi vi sono 24 esponenti del Movimento 5Stelle, 11 del Partito Democratico e soltanto uno di Forza Italia (il deputato Giusi Bartolozzi), oltre a 4 di Liberi e Uguali e altri del misto.
Fra le varie adesioni spuntano quelle di Emma Bonino, Monica Cirinnà, Tommaso Cerno, Elena Fattori, Rosa Maria Di Giorgi, Nicola Fratoianni, Roberto Giachetti, Riccardo Magi, Alessia Morani, Riccardo Nencini, Stefania Pezzopane, Barbara Pollastrini, Andrea Romano, Luigi Zanda... L’iniziativa nasce sulla recente decisione della Corte Costituzionale che, chiamata a pronunciarsi sul processo a carico del radicale Marco Cappato, accusato di aiuto al suicidio per aver accompagnato Dj Fabo in una clinica in Svizzera dove ha ricevuto il “suicidio assistito”, ha invitato il Parlamento a meglio definire i contorni dell’articolo 580 del codice penale per colmare il rischio di un “vuoto normativo” di fronte a particolari situazioni. In pratica la Consulta ha sollecitato il Parlamento ad adeguare la normativa vigente in materia di istigazione e aiuto al suicidio a determinati interessi legati al “fine vita” e che rischiano di non trovare piena applicazione nell’articolo 580.
Come era prevedibile invece, la decisione dei giudici costituzionali, è stata subito presa a pretesto per rilanciare la battaglia in favore dell’eutanasia che non c’entra assolutamente nulla con il merito del dispositivo adottato dall’Alta Corte. L’obiettivo degli aderenti all’intergruppo parlamentare, sembra essere quello di stravolgere completamente l’articolo 580 e fare in modo che finisca con il tradursi in una sorta di norma rivolta a sancire un “diritto al suicidio”. Ora naturalmente la battaglia si sposterà all’interno delle aule parlamentari dove va salutata positivamente la totale assenza di adesioni all’iniziativa da parte dei parlamentari di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia (a eccezione dell’unica parlamentare azzurra sopra citata). Questo lascia ben sperare circa la possibilità, che ogni tentativo di legalizzazione dell’eutanasia, possa essere bloccato dall’azione congiunta del centrodestra unito, con l’auspicabile aggiunta di parlamentari dissidenti degli altri gruppi, il Pd e il M5S, sensibili alla difesa dei temi etici.
Spiace tuttavia constatare l’adesione all’intergruppo da parte di esponenti cattolici del Pd come la senatrice Di Giorgi, già impegnata nella passata legislatura in favore del biotestamento. Lei assicura che non si arriverà all’eutanasia, ma viene smentita dall’Associazione Coscioni che dichiara: «L’adesione a una discussione su una legge sull’eutanasia si diffonde a macchia d’olio anche in Parlamento, infatti ulteriori 28 deputati e senatori hanno deciso di aderire all’intergruppo per le scelte di fine vita per chiedere insieme la calendarizzazione della discussione». Il rischio concreto è quello di strumentalizzare la decisione della Consulta per aprire definitivamente la strada a una legalizzazione di pratiche contrarie alla vita umana e figlie di quella stessa “cultura di morte” che da tempo si sta facendo prepotentemente strada in tutta Europa. Una mentalità simil- nazista che, paradossalmente, rischia sempre più di trasformarsi nel “pensiero unico” che guida il mondo.
Americo Mascarucci