Una giovane belga, “Laura”, di 24 anni, alcuni mesi fa aveva ottenuto il diritto all’eutanasia per “insopportabile sofferenza psicologica”, in quanto profondamente depressa.
I suoi ultimi mesi prima di ottenere l’iniezione letale sono stati filmati da The Economist nella sua città natale, Bruges. Il documentario – che è online – ha però un lieto fine.
Laura (il cui vero nome è Emily) ha scelto di vivere e di curare la depressione.
Il documentario (che sorvola sulla tragica infanzia di Emily), con il suo drammatico tono compiacente nei confronti della giovane che aveva deciso di farla finita, è prima di tutto uno spot di propaganda per l’eutanasia.
Il succo della cosa è che la donna è “guarita” dal desiderio di morire perché la legge glielo avrebbe consentito. Se la legge glielo avesse vietato, non ne sarebbe mai uscita.
La vicenda – a nostro parere – mostra altro: dimostra che la disperazione di Emily non era così radicata, la sua depressione poteva essere affrontata. Le risorse erano nella sua mente (non nella legge) e determinante è stato l’affetto, l’ascolto, il sostegno di sua madre e delle sue amiche, evidenti anch’essi nel filmato.
La commissione dei tre medici che hanno autorizzato l’iniezione letale, spiega che la sofferenza di Emily è così terribile che “non è compatibile con la vita”. La psichiatra, in particolare, ne è sicura al 100%, viste le lunghe e profonde sedute intrattenute con la paziente.
E’ arrivato quindi il giorno in cui alle 17,00 Emily avrebbe ricevuto l’iniezione letale. Ma Emily, proprio l’ultimo giorno, ha considerato che le ultime due settimane erano state relativamente sopportabili. Non ci sono state crisi.
Se l’avessero ammazzata qualche giorno prima?
Francesca Romana Poleggi
Fonte: www.lifesitenews.com