Pochi sanno – anche i media del posto l’hanno poco pubblicizzato – della proposta della deputata Laurette Onkelinx di ampliare ulteriormente il campo di praticabilità dell’eutanasia in Belgio.
La Onkelinx, leader socialista ed ex vice ministro, propone ( PDF ) di eliminare il termine di cinque anni entro cui deve essere datata la dichiarazione anticipata di volontà del paziente di essere sottoposto a eutanasia. Ciò significa che i medici dovrebbero prendere in considerazione anche un documento scritto 20 o 30 anni prima, anche se il paziente potrebbe aver avuto un ripensamento in tempi recenti (ad esser sinceri a noi sembrano troppi anche 5 anni!).
Seconda richiesta della Onorevole ( PDF ) consiste nel pretendere che i medici rispondano alla richiesta di eutanasia entro 7 giorni (non sia mai il paziente dovesse ripensarci, vero?). Sempre entro 7 giorni, se non accettano di praticare l’iniezione letale, devono indirizzare il paziente a un medico pronto e disposto. Questo, ovviamente, mina il diritto dei medici all’obiezione di coscienza, e impedisce loro di salvare la vita di chi è in uno stato evidentemente momentaneo di disperazione.
Infine, con una terza proposta ( PDF ), la Onkelinx chiede di eliminare il diritto delle case di cura e degli ospedali di rifiutare che si pratichi l’eutanasia all’interno delle proprie strutture.
La signora insiste sul fatto che le istituzioni non possono pretendere il diritto all’obiezione di coscienza, perché la coscienza appartiene solo alle persone fisiche, come i medici. Il suo disegno di legge, infatti conclude che se un medico non può essere costretto, allora al medico non si può neanche impedire di uccider il paziente, in qualsiasi luogo egli si trovi.
Redazione
Fonte: BioEdge