L’équipe medica dell’ospedale di Reims dov’è ricoverato Vincent Lambert, l’infermiere francese di 38 anni in stato di minima coscienza dal 2008, ha detto NO alla sua eutanasia.
Questa vittoria è anche frutto della mobilitazione delle Associazioni che hanno inviato migliaia di firme e di lettere al Comitato costituito per evitare che fossero sospesi cibo e acqua al malato.
Difatti la legge francese ha recepito la cultura della morte che ha ucciso Terri Schiavo ed Eluana Englaro: sarebbe una “bella morte” (“eutanasia”, appunto) far morire di fame e di sete una persona (sedata, così non “soffre”) che di per sé non è moribonda, non è attaccata ad alcuna macchina ... è in stato di “minima coscienza”: quindi è senziente e cosciente in misura ridotta, anche se gravemente handicappata. Il nostro Salvatore Crisafulli si è risvegliato dopo anni di questa condizione dicendo che era perfettamente conscio di tutto quello che gli accadeva intorno. Ma la sua testimonianza, come quella di tanti altri, non fa notizia.
I tribunali e la Corte europea di Strasburgo (quella CEDU che tutela i diritti umani, come per esempio il diritto alla vita), avevano dato parere favorevole all’uccisione di Lambert.
I commentatori (come RAI.it), però, sono piuttosto costernati dalla presa di posizione dei medici dell’ospedale di Reims: parlano di “decisione a sorpresa”, di “lasciarlo andare” e di “accanimento terapeutico” e concludono che “sarebbe legittimo staccare la spina”.
Peccato che non c’è nessuna spina da staccare. Il malcapitato ha bisogno solo di qualcuno che gli dia da mangiare e da bere con un sondino, che da solo non ce la fa.
Mi chiedo a volte: il neonato che ha bisogno del biberon, o il bambino piccolo a cui servono gli omogeneizzati – e che da soli davvero non mangiano – sono vittime di accanimento terapeutico anche loro?
Francesca Romana Poleggi
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’