L’eutanasia, il “diritto” di morire (per volontà propria o altrui) sta diventando un altro “diritto umano”: come il “diritto” al matrimonio e all’adozione degli omosessuali, come il “diritto” all’aborto...
Sarà bene sottolineare, invece, che – secondo il politicamente corretto che è al potere – non è un “diritto umano” il diritto del bambino di nascere: questo accade quando i “diritti umani” sono creati dai legislatori umani, e si dimentica che essi, invece, sono solo quelli fissi, immutabili e indisponibili, iscritti nella natura umana, nella coscienza di ciascun uomo, dalla preistoria ai giorni nostri... (Avrete senz’altro letto il numero di Notizie ProVita dedicato all’argomento: e se non l’avete fatto, cosa aspettate a fare l’abbonamento?!) . Ma veniamo al caso Lambert.
Il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato per primo la notizia: la Corte europea dei “diritti” dell’uomo (CEDU) lunedì scorso (6 luglio) ha respinto la domanda di riesame presentata il 26 giugno dai genitori di Vincent Lambert.
Il caso Lambert è molto simile a quello della nostra Eluana Englaro, e ancor più simile a quello dell’americana Terri Schiavo. Ne abbiamo già parlato più volte.
La moglie vuole – per ... amore, s’intende – far morire di fame e di sete il marito, ridotto da un incidente d’auto in stato di minima coscienza, i genitori vogliono che continui ad essere nutrito ed idratato (cattivi genitori, che vogliono ... “l’accanimento terapeutico”...).
I genitori di Vincent Lambert hanno detto che l’uomo riesce ad assumere un qualche nutrimento per bocca, e hanno divulgato delle foto e dei video in cui mostrano che le sue reazioni, sia pur minime, sono evidenti ... insomma stanno disperatamente cercando di dimostrare che è vivo, perché è vivo!
Ovviamente queste immagini sono state criticate, addirittura come “oscene” dai fautori de “la mort pour tous”. I lettori che vorranno cliccare sul link e vederle potranno giudicare. Certo non è propriamente un “bello spettacolo” quello di un uomo gravemente handicappato inchiodato su un letto: ma è pur sempre un uomo, vivo, di cui non conosceremo mai, con certezza, i pensieri e le sensazioni. O no? Tra l’altro è certo che egli reagisce al dolore. Ma questo non basta per fermare la mano “pietosa” dei probabili assassini e dei giudici che li supportano.
Quello che, però, a noi importa sottolineare è che sta passando nella mentalità comune l’idea che il nutrimento e le bevande siano “trattamenti terapeutici” (come se fossero dei medicinali) e che il sedare a morte le persone che vengono private del nutrimento e fatte morire di fame e di sete sia una “cura palliativa”.
Questo è già stato recepito dalla legge francese, questo sta passando in Germania, questo cercano di far passare anche da noi.
Ricordiamo, intanto, che nei paesi dove stanno “avanti”, in materia, i paletti posti dalle leggi per circoscrivere a casi limite eutanasia e suicidio assistito sono stati abbattuti da un pezzo: la Corte d’appello di Arnhem in Olanda, ha autorizzato un uomo, Albert Heringa, a “suicidare” la madre, nonostante il divieto rigoroso di far cose del genere senza assistenza medica; una giovane di 24 anni, in Belgio, ha ottenuto “il diritto di morire” perché depressa.
E chi ci segue ha già visto altri penosi casi, che dimostrano come la cultura mortifera sia in grado di trascinare prepotentemente verso il baratro, una volta che le si concede un’apertura: eutanasia per bambini, senza richiesta del paziente...
Troppe porte abbiamo aperto finora (divorzio, contraccezione, aborto...). Questa della soppressione degli handicappati con il caso Englaro è stata socchiusa. Saremo in grado di opporci a che si spalanchi del tutto? Per farlo bisogna che sia fermamente richiusa: NESSUNA LEGGE deve consentire alcunché (DAT e altre amenità del genere), riguardo il fine vita.
Francesca Romana Poleggi