Il Belgio e l’Olanda insegnano che, una volta aperta la porta all’eutanasia, si finisce in un baratro dal quale è molto difficile uscire : dalla legalizzazione del suicidio assistito di adulto consenziente sono passati in un momento all’eutanasia facile per vecchi e bambini, non del tutto consenzienti, né consapevoli. Ma quelli che invocano la libertà/diritto di morire – alcuni anche a prescindere da specifiche malattie o dolori – non riflettono su quanto ciò sia pericoloso per la società. Spesso costoro invocano lo spirito laico e ateo della società post moderna per giustificare la libertà radicale di far quel che si vuole della propria vita e considerano le legislazioni che l’ostacolano un retaggio clericale e bigotto.
E’ interessante, invece, la riflessione in proposito di Margaret Somerville, nota bioeticista canadese, che si pone da un punto di vista razionale e non religioso. Anche l’ateo più radicale, infatti, non può negare che c’è qualcosa di innato nella natura umana che ci rende diversi dalle cose e dagli animali. L’essere umano – fin dalla preistoria – ha un senso innato di rispetto/orrore della morte, e quindi un innato istinto contrario all’omicidio e al suicidio: lo documentano perfino i reperti archeologici di migliaia di anni prima di Cristo.
L’essere umano, a prescindere da qualsiasi sentimento religioso, sperimenta un senso di “sacro”, nel senso di qualcosa che va contemplato e rispettato: il mistero. Siamo immersi nel mistero, siamo costretti ad arrestarci nello studio dell’infinitamente grande e – ancor di più – nello studio dell’infinitamente piccolo, fuori e dentro di noi. Lo sa la scienza, lo sa la filosofia, lo sa la matematica. Lo sa il diritto che da sempre cataloga certi diritti come “indisponibili”. Lo sa la ragione umana, a prescindere da qualsiasi fede. Questo senso di “sacro” circonda principalmente e soprattutto l’essere umano. E’ per questo che l’uomo aborrisce l’idea di schiavitù, di cosificazione dell’altro, è per questo che aborrisce l’idea di omicidio. E naturalmente ha paura della morte.
La legalizzazione dell’ eutanasia e del suicidio assistito distrugge il senso del mistero, del sacro della vita, distrugge “l’intangibilità”, il rispetto, che di deve all’altro in forza della sua stessa natura umana: l’uomo è degradato alla stregua di un prodotto scaduto che deve essere tolto dagli scaffali, nel modo più rapido, efficiente ed economico.
Intanto, in Scozia, è stata presentata una proposta di legge che consente chiunque di assistere una persona che vuole commettere suicidio. Basta che la persona che chiede l’eutanasia sia maggiore di 16 anni e due dottori abbiano certificato che soffre di una malattia terminale o che “accorcia la vita” (praticamente tutto: anche la dipendenza da nicotina accorcia la vita). L’ “assistente” all’aspirante suicida, secondo questa proposta, non è necessario sia un medico, purché abbia un’apposita licenza. Per i macabri particolari si può leggere il post su National Review Online. Immaginiamo nel prossimo futuro che, chiedendo a un ragazzino cosa farà da grande, possa rispondere: il pilota, l’astronauta o l’assistente ai suicidi...
Ecco, questo è un esempio di come questa ideologia vada disumanizzando e degradando la società.
Francesca Romana Poleggi