La triste vicenda di Vincent Lambert, di cui scrivevamo ieri, si inserisce purtroppo in un quadro internazionale piuttosto tetro: il partito pro eutanasia, laddove è riuscito a far legalizzare “l’omicidio (di persone non necessariamente consenzienti)” da parte del medico, sta portando alle estreme conseguenze l’applicazione dell’eutanasia.
Si vedano le novità che arrivano dall’Olanda.
L’associazione dei medici olandesi, KNMG, ora raccomanda nelle linee guida ufficiali a tutti i suoi membri di collaborare attivamente con chiunque chieda di essere lasciato morire di fame e di sete. Avevano da tempo inventato anche la sigla (la neolingua ama molto le sigle, sono così “asettiche”...) VSED: “voluntary stop eating and drinking” (ne parlavamo già qua).
Con la massima faccia tosta, i medici olandesi raccomandano di “curare” le persone che scelgono di non mangiare o bere in modo da accelerare la fine della loro vita: la decisione non richiede che la persona consulti un medico, un infermiere, un badante o qualsiasi altro soggetto. Decide di smettere il nutrimento e basta. Il medico interviene dopo e si deve adeguare, anzi deve accelerare la cosa.
Sono finiti i tempi in cui ai medici si chiedeva di prevenire il suicidio. Ora, loro stessi devono ammazzare a go go. Anzi. Le linee guida emanate dai suddetti dottori si riferisono anche a persone che non sono affetti da alcuna malattia.
Ci chiediamo, allora: sarà vietato tentare di curare gli anoressici, quindi???
Il KNMG dice che i medici devono alleviare la sofferenza del paziente, prepararlo al “processo” (sarebbe meno ipocrita chiamarlo “decesso”), informarlo sui pro e contro. Se il paziente (che, quindi, può anche essere sanissimo) decide di procedere il medico deve “operare”.
Gli indegni seguaci di Ippocrate, poi, si preoccupano di chiarire che in realtà non si tratta di un suicidio (!!!): mentre il suicidio è un atto violento, questo di smettere di mangiare e bere è un atto gentile, ragionato, tranquillo... anzi, non è neanche un atto. E’ un astenersi dal compiere l’atto di nutrirsi. Senza l’impulsività che caratterizza il suicidio.
Il KNMG, infine, opera una discriminazione di età: sotto i 60 anni, se non c’è una malattia vera e propria possono essere sconsigliati di ricorrere alla VSED. Quelli sopra i 60, invece, non devono assolutamente essere sconsigliati (che campano a fare?). Si badi bene, però, che anche sotto i 60 il medico non può andare oltre il “consiglio”: se il paziente è davvero stufo di mangiare e bere, il dottore deve assecondarlo.
Non è consentita l’ obiezione di coscienza: il medico che avesse qualcosa in contrario dal fornire queste “cure palliative” (attenzione: la neolingua si appropria anche di questa espressione: confonde le idee e mischia una cosa sacrosanta e giustissima come le vere cure palliative con questo “aiuto” a non mangiare e bere che è vera e propria eutanasia – lenta, ma efficace) deve indirizzare il paziente a un collega disposto. Stessa regola che viene imposta dalla legge dell’Ontario, in Canada.
Ma non è finita qua. E se un paziente ci ripensa e chiede di mangiare o bere?
Il medico potrebbe negarglielo! Deve valutare bene se la richieste avviene a causa del delirio in cui può cadere chi non mangia e beve da più giorni. E’ il delirio che gli fa chiedere cose che in realtà egli non vuole. Non bisogna “tradire” gli accordi precedentemente intercorsi col paziente. La cosa migliore è prevenire il delirio, sedando efficacemente il malcapitato. Così, anche se ci ripensa, peggio per lui.
Intanto, sempre in Canada, in Québec, secondo un articolo di Le Devoir pubblicato la scorsa settimana, ci sono state 252 richieste di eutanasia dal 10 dicembre 2015, e 166 persone sono morte per eutanasia. Altre 249 persone sono morte di fame e di sete per “sedazione terminale” (vedete la neolingua?). Si legga: 415 morti ammazzati per eutanasia in 7 mesi.
Francesca Romana Poleggi
Fonti: NationalRighttoLifeNews; LifeNews.com 1; LifeNews 2.