I cultori della morte, promotori dell’eutanasia, usano tra gli slogan per far propaganda quello della “qualità della vita” insufficiente, per cui meglio morire che vivere tra atroci tormenti.
A parte il fatto che la “misurazione” della “qualità della vita” è un problema di difficile soluzione e che apre la porta ad abusi e soprusi, intanto i nostri deputati si accingono a discutere dei DAT che – come abbiamo spiegato e provato – sono un modo per non usare la parola eutanasia, ma sostanzialmente proprio di eutanasia si tratta.
Allora, per contribuire al dibattito sul tema, vogliamo ascoltare la voce di chi da anni combatte il dolore (dei malati terminali e non solo). Lo combatte con successo, migliora – e di molto – la “qualità della vita” dei malati.
Perché le “cure palliative” sono per questo: per combattere il dolore, non per “addormentare” le persone che vengono fatte morire di fame e di sete (l’eutanasia cui sono state sottoposte Eluana Englaro e Terri Schiavo, per intenderci).
“Quello che importa, sia durante la vita, sia di fronte alla morte, è non sentirsi abbandonati e soli” (Gigi Ghirotti).
La Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti onlus, insignita di medaglia d’oro per la Sanità pubblica, è intitolata al nome di un autorevole giornalista de “La Stampa” che, al culmine della sua brillante carriera, si ammalò di linfoma di Hodgkin e “da inviato, suo malgrado, dentro il tunnel della malattia e della ospedalizzazione” – come lui stesso si definì – comunicò la sua esperienza con l’occhio del protagonista – malato tra i malati – in una serie di undici memorabili corrispondenze ed in due memorabili inchieste televisive andate in onda sulla RAI TV nel 1973 e 1974, anno della sua scomparsa.
Ghirotti raccontò del costante rischio del malato di essere abbandonato e di sentirsi solo, delle carenze strutturali e organizzative delle strutture sanitarie e della deriva della disumanizzazione delle cure. Della paura e del dolore. Al tempo stesso egli additò risorse e vie per la realizzazione di una cura “dal volto più umano”. La sua ferma intenzione, da subito, fu di mettere la malattia al servizio di qualcosa, di “renderla, malgrado tutto, utile al prossimo” e con la tenacia che lo caratterizzava, ci riuscì, contribuendo con la sua testimonianza ad abbattere il muro che ghettizzava i malati.
Nei decenni successivi, nella convinzione che questo “muro” stesse mostrando crepe sempre più ampie, la Fondazione si è battuta in iniziative di sensibilizzazione per promuovere il cambiamento culturale verso l’idea di malato e di malattia. Ecco la ragione per cui la Fondazione dal 2001, d’intesa con il ministero della Salute e la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, organizza la Giornata del Sollievo negli ospedali italiani.
Certamente il processo di umanizzazione nell’assistenza sanitaria ha compiuto importanti passi in avanti e con esso la “cultura del sollievo”, che è parte imprescindibile della cultura medica e più in generale della cultura della società tutta. Questa la sfida che la Fondazione, presieduta dal giornalista Emilio Carelli, e le associazioni che in Italia si richiamano a questo nome hanno voluto raccogliere, realizzando modelli di assistenza ispirati alla salvaguardia della dignità della persona malata, all’affrancamento dalla sofferenza inutile (di qui l’adesione a efficaci modelli di integrazione multispecialistica, quale quello rappresentato dalla “Rete del Sollievo” www.laretedelsollievo.net, laddove la radioterapia rappresenta una potente risorsa per il controllo causale del dolore oncologico), sia attraverso una cura umana fatta di attenzione, premura, vicinanza al malato.
A quasi sette anni dall’approvazione della legge 38 che sancisce il diritto di accesso alle cure palliative ed alla terapia del dolore, la Fondazione nazionale Gigi Ghirotti ha riscontrato una caduta d’interesse istituzionale e ritiene che la questione della dignità del fine vita e della lotta al dolore deve essere una priorità nell’agenda politica di chi ad ogni livello governa il nostro paese. Per questo si è costituito un Osservatorio permanente che in ospedale e in farmacia sta interpellando e dà voce ai cittadini affetti da dolore acuto o cronico che accedono alle cure palliative.
Per proseguire sulla strada tracciata da Gigi Ghirotti, la Fondazione www.fondazioneghirotti.it presta da oltre quarant’anni un’opera di servizio a malati di tumore e loro familiari, offrendo orientamento, aiuto e supporto psicologico. Attualmente concretizza il suo impegno sociale attraverso un Centro d’ascolto psico-oncologico con sede a Roma (800301510), un’assistenza ospedaliera e la formazione di volontari che operano in hospice.