In Friuli Venezia Giulia il PD e il Movimento 5 Stelle hanno votato una sollecitazione ufficiale al Parlamento affinché si legiferi sul fine vita, che è un modo neolinguistico di dire “per l’ eutanasia “.
Sono stati 30 i Consiglieri regionali che hanno votato il documento, 19 i contrari.
Che l’Italia abbia una legge sul fine vita, pare che sia una vera priorità (un po’ come l’omofobia e i matrimoni gay). Soprattutto dopo che il Governo ha impugnato la legge regionale sul biotestamento e sulle DAT (dichiarazioni anticipate di trattamento) che la Regione Friuli aveva illegittimamente emanato.
Infatti la materia non è di competenza della Regione. Ma la Giunta del Friuli resisterà davanti alla Corte Costituzionale, nel giudizio di conflitto di attribuzione che ne discende.
La legge regionale è stata varata anche grazie all’impegno di Beppino Englaro – il padre di Eluana, morta ammazzata, priva di cibo ed acqua, a Udine il 9 febbraio 2009.
Noi riteniamo che sulle questioni di vita e di morte non debba essere l’uomo, o la legge, a decidere, ma la natura ( o – meglio – il Padre Eterno).
Qualsiasi atto legislativo che consenta un qualsiasi tipo di disponibilità della vita umana aprirà una falla nella diga dei diritti che non a caso sono detti “indisponibili”. E si sa che quando c’è una falla nella diga, prima o poi vien giù tutto.
Già il caso di Eluana o di Terri Schiavo sono abbastanza eloquenti. Abbiamo molte ragioni di credere che nessuna delle due volesse morire, ma tutte e due sono state “terminate” come fosse stato un atto di pietà, nel loro interesse, secondo la loro volontà.
Aperta una falla nella diga, avremo presto l’eutanasia: tanto ben regolamentata che sarà davvero il trionfo della morte.
Francesca Romana Poleggi