L’ultima newsletter di Generazione Voglio Vivere parla di eutanasia e principio di uguaglianza.
Serve a metterci in guardia dai falsi miti del progresso, e dall’effetto domino che consegue all’apertura su certi temi etici dove i paletti devono essere fermi e netti, senza se e senza ma.
La nota rivista scientifica internazionale Journal of Medical Ethics, specializzata in etica medica, ha pubblicato un articolo da brividi nel quale il bioeticista canadese Udo Schuklenk – già favorevole al cosiddetto aborto post nascita – e Suzanne van de Vathorst, che insegna “Qualità della fase finale della vita e della morte” all’Università di Amsterdam, chiedono l’accesso all’eutanasia per i pazienti con gravi problemi psichiatrici.
Il motivo?
Limitare l’accesso all’eutanasia “solamente” a persone con malattie fisiche incurabili sarebbe un’ingiusta discriminazione nei confronti di quei malati, anch’essi incurabili, di tipo psichiatrico!
Secondo gli autori dell’articolo, questa diseguaglianza andrebbe sanata con provvedimenti legislativi che tengano conto della capacità del paziente di “essere in grado di esaminare e decidere il caso in questione” e dell’impossibilità di vivere una vita degna di essere vissuta (sic!) a prescindere dalla malattia.
Queste posizioni non sono però voci isolate. Appena pochi giorni fa, al festival della Scienza medica di Bologna il bioeticista John Harris ha espresso gli stessi concetti!
I dati che provengono dall’Olanda e dal Belgio, dove l’eutanasia è accessibile anche a pazienti psichiatrici, ma anche a persone con “disordini mentali” fra i quali la depressione, mostrano che la richiesta di morte è contagiosa.
Nel Paese dei tulipani si contavano 12 casi di questo genere nel 2012. Un anno dopo sono divenuti 42. Un aumento del 350%!!
Rimane però un dilemma quantomeno di tipo razionale: come può una persona depressa o un paziente psichiatrico “essere in grado di esaminare” correttamente il proprio caso e di decidere per l’eutanasia?
Ormai non vengono più citate nemmeno le cure palliative, semplicemente si chiede di uccidere le persone a richiesta: non c’è più bisogno di casi estremi per portare avanti la battaglia pro eutanasia, basta “semplicemente” essere stanchi di vivere.
È questo il futuro che vogliamo per i nostri figli?
Samuele Maniscalco