Sappiate che il suicidio assistito – come lo chiamano i seguaci del politicamente corretto – è una strategia pianificata davanti a un caffè: come la conferenza di Wannsee. Con l’aggravante della falsa pietà.
Ora vi spiego tutto per bene. Si cerca anzitutto il “caso umano” (o più casi umani); si usano i media come “grancassa”, in cui viene data voce solo a chi è orientato alla “soluzione finale” in tutti i contesti possibili; più un concetto è ripetuto, più sembrerà vero. Fine dell’operazione.
Quello che ho appena scritto non è frutto di invenzione: sentite questa. Una coppia di ottantenni britannici: lui ammiraglio in pensione, lei una tranquilla pensionata. Hanno una famiglia, figli e nipoti e vivono soli e perfettamente autonomi. Probabilmente sono poco ottimisti, anche se godono di buona salute per la loro età; hanno paura di ammalarsi di qualche malattia tipica della vecchiaia. Una paura irrazionale, non sono soli al mondo, abbiamo detto, ma... Ma trovano sulla loro strada un medico pro-suicidio (...e il giuramento di Ippocrate?), tale Lewis M. Cohen, che non si lascia scappare l’occasione e in breve allestisce in casa della coppia un mini ospedale / camera della morte. Missione compiuta.
Dicevo all’inizio che questa è una strategia pianificata davanti a un caffè. Un tale Van Doren, che credo sia l’equivalente belga di Maurizio Mori, al proposito ha affermato che oggi si pianifica davanti a un caffè l’iscrizione a scuola dei figli, domani invece si pianificherà come far fuori il nonno rimbambito o il fratellino down. Pare che queste affermazioni le abbia fatte anche con un certo entusiasmo, bello, no?
Qualcuno obietterà che si tratta di un caso isolato, ma non credo: ecco altri due episodi.
Primo: Zurigo, marzo 2013. Un signore britannico di ottantatré anni si reca al centro Dignitas. Entra sulle proprie gambe, esce in posizione orizzontale – cadaverica. Michael Irwin, attivista pro suicidio assistito applaude al fatto. Il nonnetto britannico era stato dichiarato affetto da demenza senile. (insomma, se il nonno è “fallato” gli danno una spintarella verso l’altro mondo, e tanti saluti).
Belgio. Il Comitato Nazionale di Bioetica afferma che l’età non può essere considerata una discriminante per l’eliminazione del malato e che i medici, nel decidere l’eutanasia per i minorenni, valuteranno caso per caso la sua capacità di discernimento, di fatto trattando i bambini disabili come cavalli azzoppati.
Scusate se più che un articolo questo appare un bollettino di guerra, ma non potevo esprimermi diversamente. Questa è una guerra. Voi da che parte intendete stare?
Io da quella giusta. Contro i barbari.
di Marco Masoero
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