Il 30 gennaio comincerà alla Camera la discussione del ddl sull’eutanasia, dal titolo volutamente “light”: “Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari” (da cui l’acronimo DAT), testo unificato risultante da una serie di proposte più vecchie.
Un testo nel quale non è possibile ravvisare neanche una volta la parola “eutanasia” ma che, di fatto, introduce proprio l’eutanasia. Per questo i Giuristi per la Vita hanno preparato 5.ooo emendamenti.
Il ddl in questione è molto breve, quindi ognuno può leggerlo per rendersi conto del frutto amaro della neolingua. E vi invito proprio a fare questo: a leggere e informarvi in prima persona.
Come si può pensare che un medico possa essere obbligato a obbedire a una persona che rifiuta «scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari ivi comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali»? Bisogna smettere di curare gli anoressici?
Il cibo e l’acqua sono terapie?
E se, all’ultimo, si cambia idea e non si vuole più l’eutanasia? E se non si fa in tempo a comunicarlo al “fiduciario”?
Inoltre: chi, nel momento della sofferenza, non è tentato di dire «Voglio morire»? Fa parte della debolezza umana. Ma poi il dolore passa, il giorno dopo si sta un po’ meglio e si è ben contenti che nessuno l’abbia preso sul serio...
Infine: i medici devono curare le persone. L’eutanasia quindi sarebbe una cura?
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Toni Brandi
#STOPuteroinaffitto: firma e fai firmare qui la petizione
contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini