Apprendiamo con sodisfazione da LifeSite News che la legge che introduce l’eutanasia nel Québec è stata bloccata, una settimana prima di entrare in vigore.
Questo vuol dire che verranno salvate delle vite nel breve termine e forse nel lungo termine, perché la legge, con le solite doppiezze serpentine della neolingua, attraverso il “suicidio assistito” avrebbe completamente stravolto e compromesso la pratica sacrosanta delle cure palliative e l’accompagnamento dei malati terminali ad una morte dignitosa davvero, secondo natura.
Il giudice Michel Pinsonnault, della Corte Suprema del Quebec, nella sentenza che ha bloccato la normativa mortifera, ha addotto motivazioni semplici e lineari: uccidere le persone è una questione che riguarda il Codice Penale, quindi una materia di competenza federale, secondo la Costituzione canadese. Lo Stato federato del Quebec non può legiferare su tale questione.
Il governo del Quebec aveva tentato l’escamotage linguistico, inserendo l’espressione “aiuto medico a morire” per intrufolare l’eutanasia tra i servizi offerti dall’assistenza sanitaria, come se somministrare veleni mortali fosse la stessa cosa che prescrivere antibiotici per la bronchite.
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La legge in questione, tra l’altro, ledeva il diritto fondamentale dei medici e del personale sanitario all’obiezione di coscienza, obbligando il professionista interpellato a trovare per conto del paziente un collega disposto a somministrare il veleno.
Viceversa, è sul tavolo delle richieste presentate dalle associazioni pro – vita una legge che implementi gli stanziamenti a favore delle ricerche e delle pratiche sulle cure palliative.
Alex Schadenberg, della Euthanasia Prevention Coalition, ha spiegato come la legalizzazione dell’eutanasia in Olanda ha praticamente affossato la pratica delle cure palliative (che sono molto più costose dell’uccisione del malato, ovviamente). Anzi le legislazioni mortifere, sempre con linguaggio serpentino, confondono le cure palliative con la “sedazione continua profonda”, per cui un paziente viene narcotizzato e privato di cibo ed acqua (come Eluana Englaro e Terri Schiavo, per intenderci) e viene così lasciato morire di fame e di sete.
Le statistiche purtroppo dimostrano che questo è il sistema con cui de facto viene sostanzialmente introdotta l’eutanasia anche dove la legge espressamente non la consente.
Ma insomma, per il momento la vita ha vinto. Se poi il Canada finirà come l’Olanda, non lo sappiamo. Intanto la cultura della morte ha dovuto fermarsi un po’.
Redazione