Famiglia, famiglie, matrimonio per tutti, unioni civili, divorzio express... e ora anche i patti prematrimoniali (o, più correttamente, predivorziali)!
L’onda volta a distruggere il nucleo fondante della società funziona a pieno regime, non c’è che dire.
La famiglia, in fondo, è proprio scomoda per chi ha in mente solamente il potere e il consumismo: la famiglia struttura le identità dei sui membri, dà loro solidità, insegna dei valori, è volta al risparmio, può prevenire diverse problematiche sui figli... insomma, è una “pericolosa” fonte di salute individuale e sociale.
E’ quindi logico che si cerchi di distruggerla, con attacchi su più fronti e sempre più agguerriti. Infatti, seppure questo processo sia attivo da decenni (qui un nostro approfondimento), nell’ultimo periodo si è registrata un’escalation di iniziative anti – famiglia: si pensi al divorzio breve, al tentativo di introdurre i Pacs, ai registri delle unioni civili, al tentativo di introdurre il cosiddetto ‘matrimonio gay’, alla proposta di abolire dal Codice Civile l’obbligo alla fedeltà matrimoniale... per non parlare poi delle pressioni socio-culturali cui costantemente siamo sottoposti.
In questo articolo vogliamo tuttavia soffermarci su un aspetto di cui avevamo già parlato nel maggio scorso, ma che in questi giorni è stato richiamato da diversi organi d’informazione: i cosiddetti ‘patti prematrimoniali‘, che a noi piace ribattezzare – rubando l’espressione dell’avvocato Massimiliano Fiorin – ‘patti predivorziali‘.
Gli onorevoli Alessia Morani (Pd) e Luca D’Alessandro (Fi), tra i primi firmatari del cosiddetto divorzio breve, stanno infatti cercando di far approvare un disegno di legge concernente questo aspetto: una sorta di “divorzio preventivo” su modello anglosassone (dove questi accordi vengono chiamati – con la loro proverbiale ironia d’oltremanica e con l’impronta evidente della neolingua – ‘love contracts‘).
La proposta è quella di introdurre nel Codice Civile l’art. 162 bis, quale integrazione in merito al regime patrimoniale della famiglia: “I futuri coniugi, prima di contrarre matrimonio, possono stipulare un patto prematrimoniale in forma scritta diretto a disciplinare i rapporti patrimoniali in caso di separazione personale, di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio“.
Insomma, per stare al passo con i tempi e con i bisogni (?) della realtà divorzista in cui siamo immersi, per il nostro Governo è meglio agire in forma preventiva: sono infatti troppe le coppie che, a matrimonio finito, si trovano a dover dirimere lunghe e noiose questioni... Il tutto, ovviamente, con tanti cari saluti – o, visto il tema, sarebbe forse meglio dire “Con tanti baci e abbracci” – al ‘per sempre’, alla responsabilità di assumere delle decisioni durature e alla (assolutamente non politically correct) possibilità di fare fatica e impegnarsi affinché il vincolo matrimoniale duri nel tempo.
La famiglia non deve più esistere. Il diktat è sempre più chiaro. Si può snaturarla, si può flagellarla economicamente, si può dipingerla come il ‘luogo degli orrori’... e se proprio qualcuno eroicamente decide di dar vita a nuova famiglia, si può fare in modo che – prima, durante o dopo – sia portato a ravvedersi, nella maniera il più indolore possibile.
Nel concludere, ritorna attuale una domanda che ci eravamo già posti: se la famiglia che lo Stato vuole portare avanti è questa, che senso ha sposarsi civilmente al giorno d’oggi? Meglio, per chi crede, unirsi davanti a Dio e lasciar perdere tutto il resto.
Redazione