In qualsiasi vocabolario della lingua italiana (e lo stesso vale per ogni altro idioma), con il termine famiglia si indica quella comunità umana «formata da persone legate fra loro da un rapporto di convivenza, di parentela, di affinità, che costituisce l’elemento fondamentale di ogni società, essendo essa finalizzata, nei suoi processi e nelle sue relazioni, alla perpetuazione della specie mediante la riproduzione» (Treccani).
Notino bene i nostri Lettori la parte evidenziata. Lo scopo della famiglia (almeno potenzialmente) è la “perpetuazione della specie mediante riproduzione”. Se ne deduce quindi – e non c’è bisogno di studiare molto per arrivarci – che la famiglia sarà composta dall’unione tra un uomo e una donna. Come si sa, infatti, due maschi o due femmine, da soli, non possono procreare. Chi sostiene il contrario o è pazzo oppure non ha studiato bene biologia a scuola...
Non solo. Il plurale della parola “famiglia” è “famiglie”, e non indica certo tante varietà di relazioni diverse tra loro, ma solo ed esclusivamente l’insieme di più nuclei familiari che compongono la società.
Tuttavia, nel mondo orwelliano in cui viviamo, il Grande Fratello LGBT ci impone la neo-lingua. Cambiando le parole, si plagiano e trasformano le menti, fin dalla più tenera età, piegandole all’ideologia del totalitarismo arcobaleno. Pertanto, ci accorgiamo che pian piano il concetto di famiglia viene completamente stravolto.
Ne ha dato un chiaro esempio il nuovo sindaco di Torino Chiara Appendino, del Movimento 5 Stelle. Anzi, chiedo subito perdono per aver scritto “sindaco” al maschile. La grillina infatti ci ha tenuto subito a precisare che con il suo mandato si distingueranno bene i generi maschile e femminile e dunque su tutti gli atti verrà scritto “la sindaca”, perché lei è donna. Almeno ha ben presente la propria identità sessuale. Chissà se però non sarà costretta ad aggiungere altre decine di “generi” nei documenti per far contenti i sostenitori dell’ideologia gender... Diventerebbe alquanto complicato, come ha dimostrato egregiamente qualcuno, ma tant’è... Se la lobby LGBT comanda, è un dovere obbedire...
Ebbene, tornando a noi, la sindaca ha voluto cambiare il nome dell’Assessorato alla Famiglia. Non si chiamerà più così, ma verrà declinato al plurale: Assessorato alle Famiglie. E così sarà in tutti gli atti, riporta felice La Repubblica, dal modulo per l’iscrizione all’asilo fino alla delibera più importante del Consiglio comunale.
«L’obbiettivo della sindaca Chiara Appendino e della sua giunta – osserva il quotidiano di De Bendetti – è fare di Torino un “Comune plurale”, che comprenda anche nel linguaggio utilizzato quotidianamente dall’amministrazione qualunque tipo di unione, non solo quelle tra persone dello stesso sesso, ma anche quelle civili, anagrafiche, di fatto, ricomposte». Peccato solo che, come ormai accade da anni, si tratti solo di propaganda. La famiglia infatti, per definizione, è una e soltanto una, quella del diritto naturale, recepito persino dalla Costituzione italiana: la famiglia, cioè, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Questa è la realtà. Il resto è ideologia, chiacchiera, menzogna e violenza. Sì, violenza alla natura e alla realtà. È tracotanza (hybris dicevano i Greci), perché in tal modo l’uomo pretende di rivoluzionare la creazione a seconda dei suoi gusti. E sappiamo quale sorte spettasse a chi si macchiava di hybris.
Da notare che il nuovo assessore alle Pari Opportunità, Marco Alessandro Giusta, è stato presidente dell’Arcigay. E infatti così commenta: «Negli atti dell’amministrazione non è solo una questione nominalistica, ma un cambio di approccio che consiste nel dare un nome alle cose, a quelle realtà che già esistono e che non trovano un riconoscimento nemmeno nel linguaggio». Eppure ci sono tanti modi per definirle: unioni, convivenze, relazioni di amicizia, e chi più ne ha più ne metta. Ma nessuno di questi termini è un equivalente di famiglia. Evidentemente per la giunta Appendino vale quanto sostenuto da Hegel: sei i fatti non si accordano con la teoria, tanto peggio per i fatti. In genere, da questo modo di ragionare sono nate solo sciagure: il Terrore giacobino, i gulag sovietici, i lager nazisti...
D’altra parte, nel programma con cui la sindaca è stata eletta è prevista la modifica dello Statuto della Città di Torino, in modo da introdurre il riconoscimento formale del concetto di “famiglia omogenitoriale”.
Tutto ciò serva almeno da monito a chi pensa che il Movimento 5 Stelle possa essere una valida alternativa al governo Renzi...
Federico Catani
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