06/04/2016

Famiglia vs Stato: perché chi fa figli viene punito?

La famiglia non è una priorità per lo Stato italiano.

Se da un lato, infatti, viene fatto poco o nulla per incentivare le persone a sposarsi e a fare figli, dall’altra si mira ad allargare – e a snaturare – il concetto di famiglia, equiparando ad essa le unioni gay.

Per gli italiani che decidono di mettere su famiglia e di fare figli la strada non è dunque facile. Nonostante questo sono innumerevoli le testimonianze a dimostrazione che la fatica di un impegno che è per sempre e che è generativo è ampiamente ripagata.

Certo è che lo Stato potrebbe fare qualcosina di più, invece di punire il popolo pro-family e pro-life. Qualcuno potrebbe obiettare che il termine ‘punire’ è un po’ troppo forte, ma – prendendo spunto da un ottimo articolo di Stefano Bivaschi – metteremo ora in fila tutti gli ambiti (e sono tanti, purtroppo!) che dimostrano come l’uso di questo verbo sia legittimo e corretto.

  • Le trattenute Irpef. “Un single che guadagna 40.000 euro l’anno viene tassato allo stesso modo di un capofamiglia con 2, 4, 6 od 8 figli. Nessun ministro dell’economia ha mai pensato di applicare la forma di tassazione più equa ed intelligente: quella pro-capite”
  • Gli assegni di famiglia. “Gli assegni di famiglia rientrano in una logica assistenzialista, quasi come se lo Stato dicesse: hai commesso l’errore di fare figli, comportandoti un po’ da irresponsabile con i tempi che corrono, tuttavia sono misericordioso, e utilizzo un po’ dei miei fondi per aiutarti. [...] E comunque tali assegni di famiglia vengono tolti se uno dei coniugi commette il delitto di diventare libero professionista, oppure vengono decurtati se uno dei figli si è permesso di compiere i 18 anni”

Casa di Chiara_Cav Vimercate_vita_famiglia

  • Le tasse sulla casa. “Anche Tari e altre tasse sulla casa penalizzano le famiglie con figli. Perché? Perché chi ha figli deve necessariamente acquistare più metri quadri. E le tasse aumentano tanto più è maggiore il numero dei metri quadri o dei vani”
  • La bolletta della luce. “Il consumo di elettricità viene infatti addebitato, nelle bollette, per fasce progressive di consumo, che avrebbero lo scopo di penalizzare i più sciuponi: più consumi, più i kilowatt sono salati. Ma allo Stato non interessa nulla se il maggior consumo di kilowatt derivi per caso da un maggior numero di componenti nel nucleo, come succede in presenza di figli”
  • La bolletta del gas. “Il gas ci costa molto di più che in altri Paesi d’Europa. Non soddisfatto di questo lo Stato vi applica un’imposta Iva doppia rispetto a quella della Luce: il 20 per cento. Un quinto di tasse è tanto, ma in realtà se ne paga di più a causa di una speciale “imposta di consumo”, che in seconda fascia aumenta del 318 per cento”
  • L’acqua potabile. “La tariffa a metro cubo dell’acqua per le attività zootecniche costa il 25% in meno della tariffa sociale applicata sulle bollette alle famiglie. Le mucche hanno lo sconto, i bambini no. Non solo, ma mentre le mucche possono goderne quantità illimitata, le famiglie non devono superare i 108 metri cubi al mese, poco più che qualche doccia. Altrimenti il prezzo sale”
  • L’assistenza sanitaria. “I ticket sulle prestazioni sanitarie, come si sa, sono sempre più cari. Anche in questo caso, l’eventuale esenzione non è concessa in base al reddito pro-capite, ma semplicemente per l’età o il reddito complessivo”
  • I farmaci generici. “I farmaci generici ad uso pediatrico in Italia non esistono!”
  • La macchina. “Più un’auto è di grossa cilindrata, e più, si sa, aumenta il costo del bollo. [...] Nell’ultima finanziaria, inoltre, le vetture che superano i 100 Kw vanno incontro ad un aumento del bollo pari al 50 per cento”
  • L’Isee. Oramai tantissime agevolazioni passano da qui ma, “[...] premesso che nel calcolo dell’Isee rientra anche il reddito della prima casa (che inevitabilmente sale col numero di metri quadri da offrire ai figli), la più palese ingiustizia è che, nei calcoli, ogni figlio non è conteggiato pari a 1, ma pari a 0,35!”

Insomma: la famiglia, specie se composta da tanti figli, non viene concepita come un bene per l’intera nazione e non si ritiene quindi utile sostenerla e incentivarla. Non è infatti un caso che le famiglie numerose (con quattro figli o più) erano due milioni negli anni ’60 per poi ridursi a sole 185mila nel 2005.

Redazione

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