Dal raduno nazionale della Comunità Giovanni XXIII emerge che “Fare famiglia è una scelta trasgressiva“.
La considerazione di Giovanni Ramonda, responsabile della Associazione, è una grande verità di questi tempi. Ma merita un’aggiunta: difenderla in Parlamento, la famiglia, è ugualmente – se non di più – una cosa di cui pochi hanno coraggio (28 voti contro il divorzio breve).
«Scegliere oggi un amore fedele, aperto a generare la vita, ad accogliere chi è abbandonato, è una scelta coraggiosa e trasgressiva, che può tornare ad attirare anche i giovani.
La famiglia non è un passato da difendere ma un futuro da costruire, l’unica risorsa in grado di assicurare un futuro ad una società che sta invecchiando preoccupata di difendere i privilegi acquisiti anziché far spazio alle nuove generazioni».
«Oggi si sta affermando una famiglia post-moderna dalla struttura instabile e imprevedibile, fondata più sui diritti individuali degli sposi che sulle loro responsabilità di fronte alla compagine familiare – ha proseguito – E’ una visione che non genera futuro».
Parole sante.
Lancia poi un accorato appello ai politici cristiani: ha ragione. Chi si definisce cristiano a parole e poi ha contratto 3 o 4 matrimoni è certamente meno coerente di chi si definisce ateo e però vive per tutta la vita con la sua compagna dedito alla cura dei figli e all’amore concreto del prossimo.
Ci permettiamo – però – una chiosa che per noi è molto importante: dato il ruolo che svolge il politico (e sarebbe analoga la questione se si trattasse di un medico o un falegname), più che il giudizio sulla persona, che pure è importante e può contribuire a valutare il soggetto – che inevitabilmente ha delle debolezze, altrimenti non sarebbe un essere umano – crediamo sia prioritario giudicare il politico, non dal numero delle amanti che ha, ma – per esempio – da come ha votato sul divorzio breve in Parlamento. Da come e se, nelle sedi istituzionali, difende a viso aperto i valori non negoziabili. Se poi nel privato a 12 amanti di sesso assortito, sono affari suoi e della sua coscienza.
Insomma: tra chi vive una vita di specchiata moralità e poi vota a favore del ddl Cirinnà, e di amenità simili, e chi magari umanamente è pieno di magagne, ma poi vota contro le leggi disumane e luciferine che oggi vanno di moda, noi preferiamo senz’altro (in quanto politico) il secondo.
Francesca Romana Poleggi