Gli ovociti di giovani donne, prelevati e congelati, posso essere usati per la fecondazione artificiale quando esse saranno più in là con gli anni: soprattutto quando il datore di lavoro vuole sfruttare le giovani finché son giovani.
In un articolo originariamente pubblicato sul NewYork Times, Miriam Zoll, dalle colonne di BioEdge, sottolinea che i medici dotati di responsabilità dovrebbero mettere in guardia le donne dalla pratica del congelamento dei propri ovuli per ritardare la gravidanza nel tempo.
I dati raccolti finora sono scarsi e il numero di nati vivi da ovuli congelati è talmente basso che la fecondazione degli ovociti dovrebbe essere decisamente sconsigliata: anche con il nuovo processo di congelamento rapido, i dati più completi disponibili rivelano il fallimento del 77 % delle nascite da uova congelate, di donne fino a 30 anni, e il 91 % di fallimento per donne di età compresa tra i 30 e i 40 anni.
Inoltre, per prelevare gli ovuli, le giovani donne devono subire un bombardamento ormonale molto pericoloso: non solo questo nuoce alla loro salute, ma le sostanze chimiche necessarie per la stimolazione ormonale potrebbero inquinare anche i gameti.
Le stesse linee guida della American Society for Reproductive Medicine affermano chiaramente che il congelamento delle uova deve essere utilizzato solo quando vi è una insopprimibile necessità medica, come nel caso di donne sottoposte a trattamenti contro il cancro: la commercializzazione di questa tecnologia al fine di differire la gravidanza nel tempo può dare alle donne false speranze e spillare parecchi quattrini.
Purtroppo, la maggior parte delle cliniche per la fertilità ignorano queste linee guida e commercializzano aggressivamente la cosa: guadagnano infatti circa 22.000 dollari da ogni cliente.
Redazione