Michael Cook, su BioEdge, ci dà notizia della prima causa di disconoscimento della paternità in provetta, a seguito di fecondazione artificiale, della Gran Bretagna.
Un accademico britannico ha ricevuto 100.000 sterline di risarcimento danni, perché indotto a credere che il figlio concepito dalla sua ex moglie fosse frutto della fecondazione artificiale, e invece il vero padre è risultato essere l’amante della signora.
Nel 2004 la coppia aveva fatto ricorso alla fecondazione artificiale in una clinica di Barcellona. Ma invece di usare lo sperma del marito, la moglie ha usato l’amante.
Per sei anni, il gioco ha retto: c’era il nome del marito sul certificato di nascita, e questi ha fornito un generoso assegno per il mantenimento, dopo il divorzio nel 2010. A scuola era lui registrato come il padre del bambino. Solo nel 2011 è venuta fuori la frode. L’uomo ha detto al London Telegraph, che tutto il contenzioso, che è durato circa un anno, è stato come un incubo. E’ tremendo avere un “ex figlio”. E soprattutto ne ha sofferto il bambino.
Se il concepimento è naturale, capita che il padre non sia il marito della madre. E’ sempre capitato. Ma con una coppia è sterile, come in questo caso, l’imbroglio sarebbe stato un po’ più difficile... Insomma, corna in provetta: “la provetta imita la natura”.
Redazione