Riprendiamo un articolo inerente la fecondazione: si parla dei metodi naturali che si rifanno agli studi dell’australiano Billings. Non è questa l’unica corrente di pensiero in materia: sul nostro sito abbiamo dato spazio anche, ad esempio, al metodo sintotermico di Roetzer. (Redazione)
Fecondazione e Metodo Billings
La dott.ssa Paola Pellicanò del Centro Studi per la Regolazione Naturale della Fertilità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, medico e insegnante del Metodo Billings, spiega cos’è il metodo e come può essere applicato.
Cos’è il metodo Billings?
È un metodo naturale di regolazione della fertilità, che si basa sull’auto-osservazione, da parte della donna, del suo ciclo; tale auto-osservazione la mette in gra- do di comprendere i periodi fertili e non fertili. La fertilità della donna è ciclica, e, unendosi alla fertilità dell’uomo che invece è continua, fa sì che la fertilità della coppia sia ciclica, cioè che solo in alcuni momenti del ciclo della donna sia possibile per la coppia concepire. Come sappiamo, il periodo della fertilità è collegato al fenomeno dell’ovulazione. Il metodo Billings mette la donna in grado di riconoscere l’ovulazione ma anche la non fertilità pre-ovulatoria e post-ovulatoria.
Quando è stato scoperto?
Il metodo è stato scoperto a partire da alcuni studi iniziati in Australia nel 1953 ad opera del dott. John Billings, neurologo, al quale si è unita poi la moglie Evelyn, pediatra. Il dottor Billings era stato invitato da un sacerdote ad approfondire gli studi sulla fer- tilità umana, per aiutare le coppie che desideravano regolare naturalmente la propria fertilità. Il dott. Billings iniziò cercando di capire se la donna stessa si accorgeva di segnali o sintomi che potessero essere indicatori del periodo ovulatorio. Così, partendo dall’ascolto delle donne e da studi clinici, cominciò a rendersi conto che le intervistate riferivano di accorger- si di una secrezione particolare che era presente in alcuni giorni del ciclo. Billings comprese che questa secrezione si riferiva ad un fenomeno biologico già descritto in letteratura, la produzione del muco cervicale da parte del col- lo dell’utero. Il muco cervicale è un importante fattore di fertilità: nei giorni della maturazione del follicolo, che si prepara all’ovulazione, questo muco assume delle caratteristiche che permettono agli spermatozoi di entrare all’interno delle vie genitali femminili, di sopravvivere per alcuni giorni e raggiungere la cellula uovo che, nel frattempo, viene espulsa dall’ovaio e arriva alla tuba, dove può sopravvivere fino a 24 ore; il muco esercita inoltre un’azione selettiva, favorendo l’ingresso in utero degli spermatozoi più adatti alla fecondazione. Prima della fase fertile e dopo l’ovulazione, al contrario, il muco al collo dell’u- tero forma come un “tappo” che blocca l’ingresso nell’utero agli spermatozoi. Grazie al metodo Billings è stata fatta l’interessantissima scoperta che il muco cervicale è un sintomo, cioè qualcosa che la donna anzitutto percepisce a livello dei suoi genitali esterni, accorgendosi della fuoriuscita del muco cervicale così come si accorge del flusso mestruale durante il periodo della mestruazione. Gli studi sul Metodo Billings sono stati completati da moltissimi dati scientifici che hanno confermato come i sintomi descritti dalle donne siano correlabili con sorprendente precisione ai livelli ormonali nelle varie fasi del ciclo: se la don- na sperimenta asciuttezza e muco assente subito dopo la mestruazione ciò indica, in linea di massima, che la cellula uovo non ha ancora iniziato la sua maturazione, e dunque che siamo ancora in una fase non fertile; quando la “sensazione” cambia o il muco inizia a essere visibile, vuol dire che il follicolo sta maturando; l’evoluzione nella sensazione, che diventa di bagnato sempre maggiore, fino alla lubrificazione, corrisponde al fatto che gli ormoni estrogeni prodotti dal follicolo aumentano e la cellula uovo si prepara all’ovulazione; il cambiamento netto e la scomparsa della sensazione di bagnato o di lubrificazione indica che l’ovulazione è finita e si è riformato il “tappo” di muco, che chiude il collo dell’utero per tutta la durata della fase non fertile post-ovulatoria.
Chi può ricorrere al metodo?
Il metodo è adatto a tutte le donne, ad ogni situazione della vita riproduttiva, tutte sono in grado di decifrare i propri sintomi se qualcuno le aiuta. E questo vale anche per le donne che abbiano cicli irregolari: il ciclo della donna, infatti, può variare in lunghezza e ritmo e ciò può accadere a tutte le donne, anche coloro che abbiano sempre avuto cicli regolari; la differente lunghezza dei cicli dipende proprio dal momento in cui si verifica l’ovulazione ma ciò non costituirà un problema per la donna che sia in grado di riconoscerla. Il Metodo, dunque, aiuta a rendersi conto delle varie fasi del ciclo e, in alcuni casi, esso è di aiuto per la rivelazione di alcune patologie.
Cosa si deve fare per seguirlo?
Il metodo è molto semplice, ma ha una sua scientificità, va appreso da un’insegnante qua- lificata. Il Centro Studi e Ricerche per la Regolazione Naturale della Fertilità Università Cattolica del Sacro Cuore è il centro di riferimento in Italia; a livello nazionale e regionale si tengono appositi corsi di formazione, per preparare e aggiornare insegnanti qualificate che possano insegnare alla donne e alle coppie. Il metodo è insegnato gratuitamente: oltre al nostro centro è possibile rivolgersi presso altri centri presenti in tutta Italia ma anche oltre i confini. Le insegnanti mettono la donna in grado di osservare se stessa e di tenere una registrazione del ciclo e seguono la coppia per alcuni mesi, fino all’autonomia, rimanendo a disposizione per tutte le situazioni diverse che si potranno presentare, come può avvenire ad esempio in allattamento o premenopausa...
Parlava del metodo come aiuto diagnostico. Può spiegare questo aspetto?
Il metodo è un valido aiuto diagnostico in quanto aiuta a conoscersi e quindi, se una donna impara ad osservarsi e a riconoscere la sua fertilità, può notare eventuali anomalie nel ciclo. Per questo, il metodo ci offre la possibilità di riscontrare alcune patologie – come per esempio patologie ormonali o, alle volte, anche problemi più gravi – in fase molto precoce, aumentando così le possibilità di diagnosi e cura. In un tempo, come il nostro, in cui si enfatizza tanto la conoscenza, noi notiamo che spesso la comprensione corretta dei fenomeni legati alla fertilità umana è assente, le informazioni che si hanno sono parziali, inesatte e basate su luoghi comuni.
Il metodo è efficace?
Sì, il metodo Billings è molto efficace, questo lo dimostrano tanti studi in letteratura a partire dal primo studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in tutti e cinque i continenti, in aree diverse, urbane o rurali, che è stato pubblicato nel 1981, sulla rivista internazionale “Fertility and Sterility”. Quello studio dimostra come il metodo abbia un’efficacia pari al 97,8%, qualora sia utilizzato per distanziare o evitare la gravi- danza; studi più recenti, tra i quali alcuni condotti in Cina dal 1994 al 1997, documentano un’efficacia che arriva addirittura al 99,5%. Va tuttavia sottolineato che, affinché sia efficace, il Metodo deve esse- re insegnato da personale qualificato. Inoltre, bisogna considerare come nell’ottica che oggi rappresenta un’emergenza, quella della ridotta fertilità, la conoscenza del periodo fertile e del momento più fertile del ciclo è di enorme aiuto anche alle coppie che ricerchino una gravidanza. Oggi abbiamo un aumento vertiginoso delle persone che si rivolgono al nostro centro per cercare una gravidanza, soprattutto di casi con ridotta fertilità. In questi casi il metodo ha un duplice effetto: indicare ai coniugi il periodo più fertile, cioè dare una consapevolezza diversa, che permette loro di mirare i rapporti e quindi viverli con maggiore serenità; aiutare a rintracciare alcune patologie che spesso sono all’origine dell’infertilità e che, in molti casi, possono essere curate con successo.
Quali coppie si rivolgono a lei?
Coppie di ogni genere, chi desidera distanziare una nascita dall’altra, chi per motivi seri ha bisogno di evitare la gravidanza oppure chi la ricerca, le motivazioni sono diverse. Spesso le coppie vengono indirizzate da un’amica, oppure sono spinte da motivazioni di tipo ecologico o di carattere psicologico. In ogni caso, bisogna ricordare che il metodo non è una semplice tecnica ma uno strumento di grande validità umana, un aiuto efficace alla relazione di coppia, che con la conoscenza della propria fertilità si sente responsabilizzata in un cammino comune. Il metodo, partendo dalla conoscenza, apre un orizzonte più alto, di dialogo e crescita, di condivisione e di rispetto reciproco, senza finalizzare la sessualità esclusivamente al desiderio. L’accoglienza del dono della fertilità aiuta l’apertura e la generosità verso la vita del figlio, riconosciuto esso stesso come un dono. La conoscenza di sé che il metodo permette, infine, ha un grande valore educativo anche per le ragazze adolescenti e giovani, aiutandole a comprendere la dignità del proprio corpo e a crescere nel rispetto di se stesse, senza svalutare l’uso della sessualità.
Anche se non è la condizione fondamentale delle coppie che si rivolgono al nostro Centro, molte persone sono spinte all’apprendimento del metodo naturale da motivazioni di tipo etico; chi vive un percorso di fede trova nel metodo uno strumento autentico per rintracciare nella legge naturale quell’opera creatrice di Dio che mette le coppie in grado di vivere con pienezza la propria sessualità e il progetto di Dio sulla trasmissione della vita, comprendendo che, attraverso questo, possono collaborare con Lui all’opera della creazione.
Sara Alessandrini
Fonte: Notizie ProVita, marzo 2015, pp. 25-26-27
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