25/01/2014

Fermate il mondo, voglio scendere!

Quando ero giovane andava molto di moda uno slogan – non ricordo se di matrice sessantottina o meno, comunque spiritoso – per protestare contro le storture, le brutture, le ingiustizie, vere o presunte, perpetrate dal “potere” dell’epoca: “Fermate il mondo, voglio scendere!”. Questo slogan mi è tornato in mente in questi giorni leggendo certe notizie che allora non sarebbero neppure state immaginabili, a dimostrazione del fatto che la perversione umana, ispirata dal demonio, non conosce limiti e, superando il potere immaginifico di qualunque fantasia, ha ricevuto in questi anni un’accelerazione esponenziale.

Ebbene, scrive Tommaso Scandroglio, su LA BUSSOLA QUOTIDIANA del 24 novembre scorso, che in alcuni cantoni tedeschi della civilissima Svizzera è stato diffuso un kit “formativo“, curato dall’Ufficio federale della sanità pubblica in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, ispirato alle direttive emanate dell’International Planned Parenthood Federation, una delle principali agenzie filo abortiste del mondo e destinato alle scuole per far conoscere ai bambini e ai ragazzi il funzionamento della loro sessualità e come provare “il piacere fisico, psichico ed emozionale prescindendo da qualunque coinvolgimento affettivo, spirituale, relazionale. Insomma il corpo umano, a cominciare (perché no?) da quello infantile, viene presentato ai bambini delle scuole svizzere come una macchina che, se azionata a dovere, produce quel piacere esclusivamente fisico che tutti hanno il diritto di sperimentare.

Ai bambini dai 6 ai 10 anni si insegna la tecnica della masturbazione e si parla di preservativi e di “orientamento sessuale”; agli adolescenti di contraccezione, aborto, “molteplicità sessuale (omosessualità, bisessualità, etrosessualità)” e si descrivono, con dovizia di particolari e descrizioni anche illustrate, tutte le tecniche amatorie comprendenti l’uso di appositi strumenti. E i genitori che ruolo hanno in questo progetto? Nessun ruolo: quelli non contano e il loro parere, comprensivo di diritti e doveri educativi, dei quali sono stati totalmente spossessati, non sono neppure ipotizzati o presi lontanamente in considerazione.

Non è finita. Nel sex box in questione si trovano anche piccoli organi sessuali maschili e femminili di gomma piuma o di peluche con relativa descrizione della loro “meccanica”, come se si trattasse di spremiagrumi o asciugacapelli di cui viene spiegato l’uso. A questo punto io, cattolica “bambina e parruccona“, ho sospeso la lettura perché quasi mi veniva da piangere e forse un po’ egoisticamente (lo confesso) mi sono rallegrata all’idea che mio figlio abbia abbondantemente superato l’età delle povere creature destinatarie di quei nefandi insegnamenti. “Ma questa” mi sono domandata ” non è pedopornografia pura promossa addirittura dalla Pubblica Amministrazione svizzera? E allora, chi è più colpevole, chi dovremmo condannare, mandandoli in prigione e gettando via la chiave, i pedofili malati, che cedono a un impulso patologico irrefrenabile nella latitanza dei genitori delle piccole vittime, o gli autori  di questo kit, Pubblici Amministratori eletti dal popolo, che scientificamente e consapevolmente hanno programmato a tavolino un simile orrore per abituare le innocenti creature a familiarizzarsi con la perversione?”. Così, quando saranno violentati da qualche orco non se la prenderanno troppo…

Il mio avvilimento è aumentato leggendo poi che il Sindaco di Roma, la mia amatissima città, la città del Papa, introdurrà nelle scuole l’insegnamento della teoria del gender, invitando i rappresentanti della LGBT a tenere conferenze conoscitive e forse (perché no?) anche propagandistiche. Inoltre, l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) lavora indefessamente nel mondo della scuola per “costringere” gli insegnanti e le famiglie ad accettare diffondere quella perversa teoria capace di capovolgere la concezione antropologica,millenaria e cristiana dell’uomo e della donna. Ancora non siamo arrivati alla sex box” svizzera, ma non manca molto, perché noi italiani arriviamo sempre un po’ dopo gli altri, nel bene come nel male, ma prima o poi ci arriviamo.

E’ a questo punto della riflessione che mi è tornato in mente lo slogan di cui parlavo poc’anzi: la tentazione di tirare i remi in barca, di dichiararci sconfitti dalle perversioni della storia, di “scendere da questo mondo perverso” è forte in tanti cattolici della mia generazione, tanto più che dobbiamo assistere al silenzio di chi avrebbe la forza e l’autorità morale di gridare il suo e il nostro sdegno. Molti di noi, me compresa, se avessimo trent’anni di meno, scenderemmo in campo per cercare di arginare in tutti i modi la tremenda deriva bioetica che stiamo vivendo, ma trent’anni fa queste nefandezze non ci sarebbero neanche venute in mente, anche se c’era qualcuno il cui occhio lungimirante aveva percepito lo scenario che si andava preparando.

In margine alla mia riflessione, ho pensato che perfino il povero Ovidio, il poeta latino che nella sua “Ars amatoria” si propose come “praeceptor” dell’arte di amare e che fu esiliato dall’Imperatore Augusto per la sua vita licenziosa, si sarebbe sentito scandalizzato se avesse potuto immaginare cosa sarebbe stata capace di inventare al riguardo l’umanità duemila anni dopo di lui. Infatti Ovidio seppe almeno ammantare i suoi insegnamenti amatori (molto carnali) di una poesia che ha sempre reso affascinante la lettura della sua opera nei secoli (forse anche perché ha sempre solleticato una certa prudérie), ma negli insegnamenti suggeriti dal kit svizzero o impartiti dai teorici dell’omosessualismo e del gender, non c’è nulla che possa richiamare la purezza dei sentimenti, l’amore, l’oblatività, il sacrificio per il partner amato, ciò che, in una parola, sublima l’amore tra gli esseri umani e lo pone su un livello molto superiore a quello degli accoppiamenti tra gli animali.

E allora forse finiremo, sempre per rimanere in compagnia di Ovidio, come la Regina di Creta, Pasifae la quale, innamoratasi di un toro, si fece fabbricare da Dedalo (quello del Labirinto) una vacca di legno nella quale dovette acquattarsi – dal momento che, aggiungo io, evidentemente il povero toro, molto più sano di mente di Pasifae, non aveva alcun desiderio di accoppiarsi con una donna – riuscendo, in questo modo, ad avere rapporti carnali con l’animale. Da questa mitologica “liaison dangereuse“, disapprovata anche dal licenzioso Ovidio (il che è tutto dire) come segno di intemperanza, nacque il Minotauro, un uomo con la testa di toro.

Date le premesse, forse tra qualche tempo l’umanità vorrà sperimentare anche questo e allora non si è tentati di gridare : Fermate il mondo, voglio scendere” ?  Ma sappiamo anche che il pessimismo non fa parte della visione cristiana del mondo e allora non ci rimane che affidare alla Madonna, Regina della famiglia, i nostri figli e i nostri nipoti, nella speranza che lo Spirito voglia suscitare nel mondo figure capaci di raddrizzare questi storti binari e di farlo rinsavire. In altre epoche è successo, perché non anche nella nostra?

Carla D’Agostino Ungaretti

Fonte: Riscossa Cristiana

 

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