L’anno scorso, una donna svedese, per la prima volta, ha dato alla luce un figlio, dopo aver ricevuto un trapianto di utero. Ora, la nuova tecnologia medica è in arrivo negli Stati Uniti.
La Cleveland Clinic potrebbe essere la prima clinica USA a fare questo tipo di trapianto. Tra le donne in lista d’attesa quelle che sono nate senza utero (una sindrome che colpisce circa una su 4.500 neonate).
I medici dicono che comunque la procedura è rischiosa.
La paziente dovrà prendere farmaci antirigetto per tutta la durata dell’eventuale gravidanza. Eventuale, perché la fecondazione dovrà necessariamente essere artificiale (e sappiamo che funziona una volta su 10). Le conseguenze di tale terapia sul feto, inoltre, non si sa bene quali potrebbero essere.
Dopo la gravidanza, il nuovo utero andrà rimosso, perché non è possibile continuare a prendere i suddetti farmaci per tutta la vita.
L’operazione chirurgica in se stessa è rischiosa. In Svezia sono nati tre bambini, da donne che hanno ricevuto il trapianto di utero, tutti molto prematuri.
Il dottor Andreas G. Tzakis, che guida il progetto presso la Cleveland Clinic, crede che questa soluzione sia una scelta eticamente molto più accettabile dell’utero in affitto.
Il bioeticista Wesley J. Smith, però, si dice preoccupato per le implicazioni della procedura di trapianto. Un trapianto di utero è una procedura “consumistica”: non si cura una malattia (come quando ad esempio si trapianta un rene), serve a far “avverare un sogno” ad una persona che non è malata. Viceversa, la sua salute è messa in pericolo da tutta la procedura. E anche quella del bambino (il superstite dei fratelli morti nella fecondazione artificiale) è molto a rischio: e per i farmaci antirigetto e per il parto prematuro.
Insomma: è lecito rischiare la vita e la salute propria e altrui (senza contare il sacrificio degli embrioni scartati o morti nel procedimento di fecondazione artificiale) per realizzare un sogno?
Redazione
Fonte: www.lifenews.com