Lo spot gay friendly della Findus aveva fatto discutere: sparato a tutte le ore del giorno, un figlio esibiva il suo coming out alla madre, tra un risotto precotto ed una pasta liofilizzata.
Dopo mesi dall’introduzione di questa pubblicità nel palinsesto televisivo, la ditta produttrice ha messo in onda un formato della durata di 15 secondi al posto dei 30 originari, ridimensionamento temporale che –gioco forza- ha imposto un taglio di parte delle battute della madre compiaciuta nel venire a sapere che il coinquilino del figlio non era solo tale ma anche il fidanzato.
Apriti cielo!
Le associazioni LGBT hanno inscenato sgomento ed additato la Findus di voler ridimensionare la propria adesione al fronte omosessualista –il che suona davvero paradossale.
Ma la cosa più assurda non sono queste uscite scomposte ma il fatto che, in neanche 24 ore dalla pubblicazione di un articolo sul portale gay.it, la Findus ha inviato una nota ufficiale per spiegare le proprie scelte aziendali: “Ci terremmo infatti a sgomberare il campo dai dubbi che sembrano essere sorti da questa nuova versione dello spot. Perché si tratta solo di un riadattamento dello spot integrale da 30 secondi al format da 15 secondi, format spesso utilizzato da Findus nelle proprie campagne pubblicitarie”.
“Ci rendiamo conto” prosegue la nota “che a volte le sintesi possono risultare meno efficaci sotto il profilo dei messaggi che si vogliono comunicare. Ma non c’è alcun “cambio di direzione” da parte di Findus, che continua a voler rappresentare la vita normale di tutti i giorni nei suoi spot, senza discriminazioni o pregiudizi.”
Che sia di monito per tutte quelle aziende che stanno pensando di cedere alla pressione del politicamente corretto e promuovere i propri prodotti con messaggi gay friendly: una volta fatto, non potrete tornare indietro. Sareste altrimenti accusati di omofobia!
Redazione