29/08/2019

Fine vita, gender, aborto. Le battaglie etiche ancora in sospeso

L’estate sta finendo, recita una nota canzone. Forse un po’ prematura da citare viste le temperature ancora elevate, ma una cosa è certa: le battaglie etiche, anche in Italia, sono nuovamente alle porte. Quali? Anzitutto quella sul “fine vita”. Come noto, infatti, se entro il prossimo 24 settembre il Parlamento non legifererà sulla questione - così come caldeggiato da un’ordinanza della Corte Costituzionale – potrebbe accadere che sia la stessa Corte a pronunciarsi per una qualche forma di depenalizzazione dell’aiuto al suicidio.

In altre parole, potremmo a breve trovarci di fronte a una forma di riconoscimento giurisprudenziale del cosiddetto diritto di morire che, ovviamente, non potrebbe non avere conseguenze, sia in ambito sanitario – con un brutale snaturamento della professione medica – sia sul versante culturale, con la progressiva stigmatizzazione della condizione del malato o del disabile, che verrebbe nel giro di pochi anni a percepirsi come un peso per la società.

Un secondo fronte etico su cui è bene tenere alta la guardia è quello della sessualità. Se infatti da qualche tempo si è registrata una battuta d’arresto, almeno sul piano parlamentare, dell’ideologia Lgbt, è vero che a livello locale molte Amministrazioni seguitano a perseguire l’agenda genderista. Un esempio - per stare a quanto accaduto recentemente, a fine giugno, nell’ambito della presentazione, del Milano Pride 2019 – lo ha dato l’Amministrazione comunale di Milano che, nella figura dell’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, ha annunciato la volontà di destinare la bellezza di 500 mila euro per campagne di informazione ed educazione sessuale nelle scuole volte «a sostenere la cultura della prevenzione per combattere le malattie sessualmente trasmissibili».

Ora, il fatto che un simile annuncio sia stato effettuato proprio in coincidenza del Milano Pride è, evidentemente, emblematico di come, in questo caso per responsabilità del Comune di Milano – ma non si tratta di un caso così isolato, come dimostra la legge approvata in Emilia-Romagna sull'omotransnegatività - la frontiera gender rimanga quanto mai aperta ed insidiosa.

Allo stesso modo, un terzo ambito etico che si annuncia rovente è quello dell’aborto. Un fronte, questo, che però non interessa solo l’Italia ma tutto il mondo occidentale, con la lobby abortista decisa a procedere non già ad una legalizzazione della procedura abortiva ottenuta ormai decenni or sono, bensì ad una sua normalizzazione che non risulta ancora compiuta, anzi.

Infatti, se da un lato l’aborto è legale, come si diceva poc’anzi, ormai da tempo, dall’altra la soppressione prenatale continua ad essere un tema controverso, dibattuto, non certo accettato a cuor leggero da parte delle società neppure in un contesto fortemente secolarizzato quale è il nostro. Di qui l’attivismo della lobby abortista, impegnata oggi in una normalizzazione culturale che viene promossa attraverso molteplici stratagemmi mediatici quali il cinema (la sociologa Gretchen Sisson monitora i casi di personaggi di film o serie statunitensi in cui si parla di aborto procurato, e li stima in aumento) e le interviste di vip pronte a dichiarare l’aborto come un’esperienza giusta, come ha recentemente fatto l’attrice Alyssa Milano.

Che fare, dunque, di fronte a queste impegnative battaglie etiche, prime tra tutte quelle poc’anzi ricordate sul fine vita, sul gender e sull’aborto? Le soluzioni e i suggerimenti tattici possibili potrebbero, a seconda dei casi, essere molti. Anche se, a chi ha a cuore i diritti non negoziabili, andrebbe anzitutto una cosa: un incoraggiamento. Sì, perché la stagione autunnale – e non solo – si annuncia evidentemente calda, ma questo non autorizza ad abbassare la guardia o a rassegnarsi. Al contrario, deve essere un monito a dare il massimo affinché i valori della vita e della famiglia, così minacciati, siano adeguatamente presidiati e promossi.

Giuliano Guzzo

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