Dal Canada arriva un’altra anticipazione di quello che potrebbe succedere anche in Italia nel caso in cui il ddl Zan venisse definitivamente approvato.
Il Vancouver Rape Relief and Women’s Shelter (VRRWS) è un centro che si prende cura, in media, di 1.200 donne ogni anno. Offre una risposta immediata e servizi, inclusi alloggi di transizione e una linea di emergenza 24 ore su 24, per le donne che fuggono dalla violenza maschile. Istituito nel 1973, è il centro di crisi degli stupri per donne più antico del Canada.
Ma un anno fa il consiglio comunale di Vancouver ha messo in dubbio il futuro del centro. Ha approvato la sovvenzione annuale di VRRWS per il 2019/20, ma ha anche dichiarato che cesserà i finanziamenti l'anno successivo. E così, il mese scorso, il consiglio comunale ha infine votato per porre fine ai finanziamenti del centro. E lo ha fatto sulla base del fatto che, servendo esclusivamente le donne, il centro discriminava gli uomini che si identificano come donne.
A guidare questa campagna di defunding è stato l'attivista trans locale Morgane Oger. Oger, un trans politicamente attivo, ha trascorso la metà migliore dell'anno a schernire e svergognare il rifugio per essere "transfobico", semplicemente perché non serviva gli uomini trans.
Questi sono gli effetti che si producono nei paesi che fanno leggi che impongono i dettami della teoria gender. Il ddl Zan non farebbe eccezione in questo senso, dato che l’ART 1.4. del ddl introduce di fatto l’auto-identificazione, ovvero: "l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione".
Fonte: Spiked