Una donna alla 25esima settimana di gravidanza si era rivolta a una struttura per aborti, dove era stato iniettato del cloruro di potassio nel cuore del bambino per provocargli un attacco di cuore. Era solo il primo passaggio verso l'aborto. La donna volle proseguire, andò in un ospedale per chiedere l'aborto definitivo, ma quell'ospedale non ne praticava e i medici avvisarono la donna che se il bambino fosse rimasto in vita avrebbero tentato di rianimarlo. Lei chiese, invece, insistentemente di ucciderlo. Anche quando, prima dell'intervento, sentì battere il cuore del piccolo, chiese: "Non lo voglio. Voglio un aborto. Uccidi il mio bambino!". Ma, a parto indotto, sentì le grida dirompenti del figlioletto e solo allora cambiò idea e gridò anch'essa: "Salva il mio bambino!". Purtroppo la rianimazione non ha funzionato e il bambino è morto. Aiutare le donne prima a scegliere la vita, informarle sui rischi dell'aborto, offrire loro alternative all'aborto, può far sì che siano davvero libere di scegliere.
Fonte: Live Action