Sta tenendo banco, in questo periodo, la questione legata all’educazione sessuale e all’affettività nelle scuole, soprattutto nelle primarie. Spesso, infatti, come denunciato da Pro Vita & Famiglia (anche con una petizione), tali iniziative non sono adatte per bambini così piccoli e talvolta vengono addirittura usate come cavallo di troia per introdurre nelle aule tematiche ancor più scabrose: particolari non idonei ai bambini tipo coito, masturbazione, malattie sessuali oppure argomenti pro gender e pro lgbt.
Ora i risultati di un sondaggio (su un totale di 1313 persone tra docenti e genitori) portato avanti da Tecnica della Scuola - che rappresenta uno dei portali più letti e più super partes inerenti il mondo della scuola - conferma come, soprattutto per i genitori, la possibilità di parlare di questi argomenti ai bambini venga nettamente rifiutata. Una conferma che ci fa ben sperare sugli atteggiamenti che i dirigenti scolastici dovrebbero avere proprio quando ci si accosta ad argomenti così delicati e scabrosi per i più piccoli. Atteggiamenti che, lo ricordiamo, non dovrebbero prestare il fianco a mode del momento o ideologie, ma tutelare il diritto alla libertà educativa dei genitori e il patto di corresponsabilità con essi.
Secondo il sondaggio, infatti, proprio 7 genitori su 10 si sono dichiarati contrari ad avere corsi di educazione sessuale e alla riproduzione a partire dalla quinta elementare. Anche i docenti, seppur in misura minore, si sono dichiarati contrari, con il 57,6% contro il 40,2% che si è detto invece favorevole. Addirittura anche le risposte degli studenti (immaginiamo si tratti di chi è più grande di 11 anni e ha avuto accesso al sondaggio stesso) ha risposto per ben il 69,2% dichiarandosi contrario.
Il portale di Tecnica della Scuola riporta poi ulteriori dettagli su alcune risposte ricevute, che sottolineano ancor di più le perplessità dei genitori italiani. Tali dubbi, infatti, sono emersi soprattutto dalle risposte aperte, con «un gran numero» di mamme e papà che hanno messo una conditio sine qua non, ovvero quella di avere sempre «l’informazione preventiva su docenti e contenuti e consenso scritto dei genitori». Altre risposte cariche di perplessità sono state: «Dipende da cosa si intende. Conoscere il proprio corpo, sì», oppure «Al massimo al quinto anno ma penso sia meglio trattarla alla secondaria di primo grado». O ancora: «Solo in caso di necessità. Sicuramente da concordare con la famiglia» e infine «L’educazione va concordata con i genitori altrimenti è pericoloso, possono inculcare nei bambini il gender».
Fonte: Tecnica della Scuola
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