L’Unione Europea è sempre più prona ai diktat delle lobby LGBT e continua ad attaccare tutti i paesi che ancora cercano di resistere all’ideologia arcobaleno. La Corte europea di Giustizia ha infatti stabilito che i documenti dei bambini di una coppia di genitori Lgbt, il cui atto di nascita è registrato in un Paese Ue, devono essere riconosciuti anche negli Stati membri dove non è riconosciuta l’omogenitorialità. Inoltre i minorenni a carico di coppie di genitori gay devono essere inquadrati nello stesso parametro giuridico di chiunque altro.
Come riportato da “Il Riformista”, il principio sancito dai giudici di Lussemburgo prevede che uno “Stato è del pari obbligato a riconoscere il documento emesso dallo Stato membro ospitante che consente al minore di esercitare, con ciascuno dei due genitori, il suo diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio dell’Unione”.
In sostanza, quindi, la sentenza stabilisce non solo che il minore può spostarsi liberamente con chi ha l’autorità parentale, ma può anche ottenere un passaporto o una carta d’identità dallo Stato di cui è cittadino. Ma soprattutto, la Corte stabilisce che i Paesi membri dell’Ue sono obbligati a rilasciare una carta di identità o un passaporto a un minore figlio di genitori dello stesso sesso, anche quando la legge nazionale obbliga all’emissione di un atto di nascita che indichi un solo padre e una sola madre.
Il giudizio della Corte di Giustizia europea è arrivato dopo un caso sollevato da un tribunale bulgaro. Le autorità bulgare, infatti, avevano rifiutato di rilasciare un documento di identità a una minore nata in Spagna, figlia di due donne sposate, di cui una bulgara.
Fonte: Il Riformista