Una manifestazione non tanto contro la tv di stato ma a difesa delle famiglie e dei loro valori. Questo il senso dei due flash mob tenuti ieri, a mezzogiorno presso le sedi RAI di Roma e di Milano. Oltre alla petizione, consegnata ieri all’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, che ha ormai superato le 100mila firme, Pro Vita & Famiglia ha voluto promuovere una presenza fisica, che ha visto l’appoggio di altre associazioni, come Ora et labora in difesa della vita e Iustitia in veritate.
A Milano erano presenti politici locali dell’area lombarda, tra cui alcuni giovani di Fratelli d’Italia ed esponenti della Lega, come il consigliere regionale Massimiliano Bastoni e il consigliere comunale a Bergamo, Filippo Bianchi. Quest’ultimo, raggiunto telefonicamente da Pro Vita & Famiglia, ha espresso soddisfazione per l’esito del flash mob: «È andata molto bene – ha detto – considerando il giorno feriale e l’orario lavorativo. La partecipazione è stata intensa e animata ma anche molto corretta, pacifica e rispettosa delle regole. Abbiamo detto di no alla propaganda gender e alla blasfemia gratuita: quello andato in scena a Sanremo è stato un attacco deliberato alla religione cattolica e ai simboli della nostra fede».
Il vero nodo della controversia riguarda il canone Rai. «Tra i nostri manifestanti e non solo è emersa la volontà di non pagarlo più – ha aggiunto Bianchi –. Non è giusto che i soldi pubblici vengano utilizzati per sferrare un attacco gratuito alla fede cattolica e alla morale cristiana».
Non ha potuto presenziare ma ha idealmente aderito alla manifestazione anche Giacomo Zamperini, capogruppo di Fratelli d’Italia al consiglio comunale di Lecco. In un momento di emergenza pandemica, economica ma anche scolastica, con migliaia di famiglie alle prese con i disagi della DAD, tantissimi minori, trascorrendo più tempo a casa, stanno guardando più televisione del solito. «Proprio per questi motivi – ha dichiarato Zamperini a Pro Vita & Famiglia – la TV italiana per cui tutte le famiglie pagano il canone, dovrebbe sviluppare programmi davvero educativi che possano veramente trasmettere speranza, valori e non disvalori».
Zamperini ha quindi deplorato la «continua rincorsa al mainstream e al progressismo» che si è tradotta nelle controverse performance dell’ultimo Sanremo. «Siccome il canone lo pagano le famiglie italiane – ha aggiunto – la Rai decida: o si autofinanzia, prendendo i soldi da chi le pare, oppure, se vuole continuare a far pagare il canone, dovrà essere rispettosa della morale e delle tradizioni delle famiglie italiane, che non coincidono certo con la propaganda lgbt e con la blasfemia andate in scena a Sanremo. Si sono approfittati della tv pubblica per trasmettere dei disvalori».
Secondo il consigliere Zamperini, in Italia c’è «una maggioranza silenziosa di persone normalissime che usano il buonsenso e che capiscono benissimo che a Sanremo bisogna semplicemente fare musica, non portare in scena il Gay Pride. Famiglie che sanno benissimo che si può fare una fiction su Leonardo da Vinci, anche senza mostrare scene di sesso esplicito omo o etero che siano».
Zamperini azzarda infine una provocazione «estrema»: «Se vogliono trasmettere video hard dopo la mezzanotte, possono anche farlo, purché non lo facciano con i soldi degli italiani. Sono assolutamente per la libertà di trasmettere quello che si vuole, come sono per la libertà del cittadino di cambiare canale. Con i soldi pubblici e col canone deve esserci un senso di responsabilità nei confronti della maggioranza silenziosa delle famiglie italiane, che si sono sentite offese da questa mancanza di rispetto nei confronti della tradizione cristiana».