L’ONU continua a presentare rapporti che esprimono posizioni pro-LGBT e pro-aborto, con l’evidente intento di spingere tutti i paesi ad adeguare le proprio leggi in tal senso. Lo scorso 20 ottobre, il principale referente per la salute delle Nazioni Unite ha infatti presentato il suo rapporto all'assemblea internazionale. Mentre la pandemia di COVID-19 ha fornito solo un punto di partenza per la presentazione, il vero focus del rapporto era di fatto l'aborto.
Il dottor Tlaleng Mofokeng è il nuovo relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla salute fisica e mentale. Il suo rapporto si concentra sul tema dei "diritti alla salute sessuale e riproduttiva" delle donne.
Tali rapporti di funzionari internazionali possono sembrare irrilevanti per gli attivisti pro-life, ma in realtà rafforzano un corpo autoreferenziale di indicazioni che cerca di far avanzare l'aborto, anche quando questo attivismo va a scapito della salute e della vita delle donne.
Il rapporto di Mofokeng fa affermazioni controverse. In primo luogo dicendo che "la salute sessuale e riproduttiva comprende... l’accesso sicura all'aborto".
In secondo luogo, afferma che "gli stati hanno chiari obblighi legali in base agli attuali standard sui diritti umani per garantire il rispetto, la protezione e l'adempimento dei diritti alla salute sessuale e riproduttiva".
Infine afferma che "l'aborto sicuro e legale è una componente necessaria per dei servizi sanitari completi".
Ma insistere sul fatto che gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno l'obbligo legale di soddisfare il presunto diritto dei loro cittadini ad aborti sicuri va contro il buon senso e il diritto internazionale.
Infatti il diritto alla vita è sancito dal diritto internazionale nell’ambito dei diritti umani. È anche protetto nelle costituzioni o nelle leggi nazionali di molti paesi in tutto il mondo. Inoltre, non esiste un "diritto all'aborto" nel diritto internazionale, come ha ribadito lo scorso anno un numero significativo di Stati membri delle Nazioni Unite nella “Dichiarazione di Consenso” di Ginevra.
Fonte: The Daily Signal