Non ci sono motivi “morali” o di coscienza che tengano: i sindaci devono celebrare i matrimoni tra omosessuali. L’ha stabilito il Consiglio Costituzionale francese (l’equivalente transalpino della nostra Corte Costituzionale) che ha respinto il ricorso di alcuni sindaci, autoproclamatisi obiettori di coscienza, che chiedevano di essere sostituiti da un “rappresentante dello Stato”, per questo compito.
Il Consiglio Costituzionale, in cinque pagine di motivazioni, spiega che la scelta del legislatore è stata quella di evitare la “clausola di coscienza”, e quindi di creare un obbligo di legge a cui i sindaci non si possono sottrarre, anche se possono nominare un vice. Da notare che il sindaco che non celebrasse un matrimonio, rischia la galera fino a 3 anni di prigione e 45 mila euro di multa.
Ma la sentenza non ha placato l’ira degli oppositori, che hanno annunciato il ricorso alla Corte Europea dei diritti umani
di Antonio Rispoli