Fra le famiglie francesi, resta diffuso il timore di un’irruzione della teoria del gender nei programmi della scuola materna ed elementare, come mostrano pure gli effetti imprevisti di un appello intitolato “Un giorno al mese senza scuola”.
L’iniziativa è dovuta a una militante associativa con radici familiari algerine e di reputazione controversa: Farida Belghoul, 53 anni, un romanzo e due cortometraggi alle spalle, passata dai movimenti antirazzisti a collusioni crescenti con l’estremismo che fa capo alla “nebulosa antisionista” e alla “Dieudosfera”, dal nome del comico Dieudonné, appena
Sommerso da nuove accuse di antisemitismo.
Lunedì scorso, centinaia di famiglie, molte d’origine turca e maghrebina, non hanno mandato i figli a scuola. In alcune scuole di banlieue, soprattutto attorno a Parigi e Strasburgo, l’assenteismo ha raggiunto picchi superiori al 30%, innescando la reazione immediata del ministro socialista dell’Istruzione, Vincent Peillon: «Ciò che facciamo non è la teoria del gender, che rifiuto, ma promuovere i valori della Repubblica e l’uguaglianza fra uomini e donne».
Per molti osservatori, l’eco riscossa anche da appelli tanto controversi e di rozza fattura, normalmente destinati a restare inascoltati, dimostra quanto restino diffuse la diffidenza e l’ansia di tanta gente normale di fronte alla “politica di società” del governo, dopo le proteste storiche contro la legge sulle nozze e adozioni gay.
Fra le allerte più autorevoli sulla teoria del gender, figura invece quella della Confederazione delle associazioni familiari cattoliche (Cnafc), che riunisce più di 25 mila famiglie aderenti ad oltre 300 associazioni in tutto il Paese. Intitolato “Il “gender” arriva a scuola. Genitori siete informati?”, il testo sostiene che diversi nuovi progetti scolastici del governo «devono essere considerati come altrettante azioni per raggiungere l’obiettivo di “cambiare le mentalità facendo leva sulla gioventù”». Fra i kit pedagogici contestati, figura “Abc della parità”, concepito “contro il sessismo” e già sperimentato in 600 scuole.
Il ministro Peillon ha appena chiesto ai presidi d’incontrare i genitori che hanno aderito al boicottaggio. Ma per la Cnafc, ciò «non basterà a restaurare la fiducia». L’organismo cattolico ha avviato un ricorso al Consiglio di Stato contro la promozione governativa del kit, evidenziando pure un nodo di fondo: «In questo contesto, che suscita numerosi interrogativi di padri e madri, le Afc tengono a ricordare che questi ultimi sono i primi e principali educatori dei propri figli».
Un nuovo avvertimento contro ogni tentazione di concorrenza educativa fra Stato e famiglie.
Daniele Zappalà
Fonte: Avvenire