Nemmeno quando un territorio è governato da una maggioranza di orientamento pro-life, le campagne a favore della vita nascente trovano la strada in discesa. È avvenuto all’inizio di questa settimana nel Municipio VI di Roma, dove la giunta, guidata dal presidente Nicola Franco, ha appoggiato apertamente la proposta di legge popolare “Un cuore che batte”, incorrendo però nelle ire del Partito Democratico. «Inaccettabile»; «Una vergogna»: sono questi alcuni degli epiteti rivolti da più di un esponente del principale partito di centrosinistra a Roma, nel momento in cui la giunta municipale, dalla propria pagina Facebook, ha annunciato la raccolta firme nei locali del Municipio VI. C’è chi ha persino attribuito l’iniziativa a «movimenti parafascisti».
A riguardo, Pro Vita & Famiglia ha raccolto la replica del presidente del Municipio VI, Nicola Franco, che, innanzitutto, definisce quella del Partito Democratico una «polemica strumentale», in quanto l’iniziativa ha avuto origine, in primo luogo, dai «dipendenti e funzionari del Municipio». Gli esponenti del centrosinistra che hanno attaccato l’iniziativa sono «democratici a parole ma non con i fatti», mentre l’amministrazione del Municipio VI ha «dato libera espressione a tutti i cittadini», rendendo nota l’esistenza di «una raccolta firme da parte di un’associazione che voleva presentare una proposta di legge, così come previsto dalle normative», cosa che «il Partito Democratico ha fatto finta di non sapere».
Franco è convinto che, alzando il polverone, il Partito Democratico abbia «fatto un favore a chi stava raccogliendo firme, perché siamo andati a finire su tutti i giornali nazionali ed è stata data ampia rilevanza: se qualcuno è venuto a conoscenza di questa proposta di legge popolare, vi è riuscito grazie al Pd». Del resto, che l’attuale amministrazione del Municipio VI sia «a difesa della famiglia e della vita non è certo una novità, anche perché l’abbiamo messo nel nostro programma elettorale», aggiunge il presidente del Municipio VI, ricordando con orgoglio che, nel proprio ufficio, «quando si entra, alle mie spalle, c’è il manifestino con la scritta che la vita è sempre degna di essere vissuta, assieme al simbolo di Scegliamo la Vita».
Presidente Franco, come si è manifestato il dissenso del Pd nei confronti della proposta di legge popolare “Un cuore che batte”?
«Abbiamo scoperto tutto tramite un comunicato stampa diffuso lunedì dal segretario romano del Pd, poi si sono accodati la senatrice Cecilia D’Elia, poi una consigliera regionale del Lazio [Emanuela Droghei, ndr], poi il gruppo Pd locale. La cosa strana e anche strumentale è che questa polemica è stata scatenata il giorno prima della chiusura della raccolta firme, quando il Municipio aveva pubblicato l’avviso dai primi di ottobre. Quindi, o sono distratti oppure, effettivamente, hanno voluto montare una polemica strumentale. In realtà, è da luglio che Roma Capitale aveva riportato sul proprio sito istituzionale lo svolgimento di questa raccolta di firme, con tutte le indicazioni su dove si poteva fare. Qui al Municipio VI lo abbiamo fatto forse in ritardo e di questa cosa mi dispiace, perché condivido i contenuti di questa proposta di legge. Quindi, in definitiva, mi domando: se noi lo abbiamo fatto due mesi dopo il Campidoglio, perché il Pd non ha attaccato il Sindaco? Se così non è stato, allora si tratta soltanto di un’aggressione politica e di polemica strumentale verso l'unico Municipio governato dal centrodestra».
Non trova significativo che l’iniziativa di un Municipio abbia avuto una così larga eco in tutto il Comune?
«Certo, tanto è vero che, come accennavo, sono intervenuti il segretario romano e la senatrice D’Elia, in quanto responsabile della conferenza delle Donne del Partito Democratico. Ribadisco, che, a mio avviso, per il Partito Democratico è stato un autogol, perché, nell’intento di operare una censura, hanno fatto una grandissima pubblicità a questa proposta di legge: credo pure che l’ultimo giorno [ieri, ndr], ci sia stata un’impennata nella raccolta di firme».
Quali sono gli ultimi sviluppi di questa vicenda?
«Mi sembra che il nostro territorio abbia risposto bene, con molte parrocchie che hanno dato la possibilità di fare i banchetti alle associazioni per la raccolta firme. Quindi, c’è molta sensibilità rispetto ai temi della difesa della vita e della maternità. Su questi temi, la sinistra va in confusione, proprio nel momento in cui, il Partito Democratico – gridando al fascismo – chiede di censurare una raccolta firme svolta in regola con la Costituzione. Da parte mia, credo di aver fatto il mio dovere non solo come presidente che porta avanti degli ideali e dei valori, mettendoli nel nostro programma elettorale. Raccogliere firme per una proposta di legge popolare è una forma di democrazia: nessuno può obbligarti a firmare ma la gente va messa in condizione di sapere che queste firme possono essere raccolte».