Il sindaco leghista Amilcare Ziglioli, a Prevalle in provincia di Brescia, continua a far indignare gay, Arcigay, & Co.
Un anno fa aveva sfidato il politicamente corretto con coraggio e determinazione, facendo imbestialire la lobby gay e i soliti noti, dichiarando pubblicamente di non voler subire influenza dell’ideologia gender (lo aveva scritto sui pannelli luminosi lungo le vie del paese), e inaugurando uno sportello per i genitori che volessero denunciare tentativi di indottrinamento LGBTQIA(…) [lesbiche , gay, bisessuali, transessuali, intersessuali, asessuali. I puntini stanno per tutti gli altri generi infiniti che esistono oltre questi], gestito da un’insegnante locale.
«Non siamo omofobi, ma non vogliamo che certe teorie entrino nelle nostre scuole e vengano insegnate ai nostri ragazzi», aveva detto al Corsera.
In passato si era in diverse occasioni mostrato un tipo che non ha paura d’andare apertamente controcorrente, nonostante – per coincidenza – gli avessero anche bruciato la macchina. Poi aveva sollevato obiezione di coscienza alla celebrazione dell’unione civile di due gay del paese.
Ora, sui pannelli luminosi del Comune è apparsa la scritta: «È finita la pacchia, tornano all’anagrafe mamma e papà!».
L’Arcigay locale si è profondamente indignat* per la cosa e su Repubblica un componente del direttivo, Luca Trentini, ha commentato: «Ziglioli evidentemente non ha niente di meglio da fare che dedicarsi alla caccia alle streghe. Per questo ha creato il mostro battezzato ‘gender’, alimentando un’ossessione tutta sua che con ogni probabilità è motivata da una radicata omofobia».
La finiamo qui, perché ci viene da ridere.
Redazione