11/01/2014

Gay ucciso a Roma: emblema dell’alto tasso di mortalità

Diversamente da quanto avevano inizialmente preconizzato le associazioni gay italiane, si è scoperto che il parrucchiere omosessuale trovato ucciso a Roma, non era stato ammazzato da qualche esaltato omofobo, bensì dal neo fidanzato.

Se qualcuno dicesse: “nulla di nuovo sotto il sole, l’ennesimo ordinario omicidio tra gay”, verrebbe bollato con il marchio dell’infamia. Eppure, checché ne dica chi ritiene l’omosessualità un fatto normale, le statistiche certificano che, non solo la percentuale di omicidi, ma anche di suicidi e depressione tra i gay, sia infinitamente più alta rispetto alla categoria degli eterosessuali.

Scomodare la sociologia, o peggio tirare in ballo i pregiudizi della chiesa che generano sofferenza per spiegare l’alto tasso di mortalità tra chi ha ideologicamente scelto di snobbare la natura, è un’azione del tutto inutile.

La verità è lapalissiana: l’allontanamento dalla cosiddetta legge morale naturale inscritta nel dna degli esseri umani, genera angoscia, strazio, afflizione e quindi violenza e morte.

La natura ha le sue regole, violarle in nome dell’emancipazione e dell’apertura alla modernità, può costare caro, molto caro. Inoltre, chi crede, non dovrebbe scordarsi quanto dice San Paolo, il grande boicottato dalla predicazione della chiesa del terzo millennio: “Né sodomiti”, né effemminati, entreranno nel regno dei cieli” (1 Cor. 6,9,10).

Con buona pace di chi, illudendosi di interpretare il pensiero di Dio (quello espresso nelle Sacre Scritture, ivi compreso San Paolo), e soprattutto per farsi osannare dalle folle, si è azzardato a dire che gli omosessuali non vanno giudicati.

Gianni Toffali

Fonte: La Voce di Venezia

 

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