La dottoressa Silvana De Mari è da tempo finita nel mirino della Gaystapo.
Innanzi tutto è cominciata la persecuzione mediatica, poi quella legale: l’hanno denunciata all’ordine dei medici chiedendone la radiazione (sulla cosa è stata presentata un’interrogazione parlamentare).
Ora l’accusano di diffamazione aggravata dalla finalità della discriminazione e dell’istigazione all’odio razziale.
Gli attivisti di “Torino Pride” hanno fatto un esposto al procuratore Antonio Spataro. Questi lo ha consegnato nella mani di un pool di pm specializzati sulla legge Mancino che “condanna gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali”.
Avverte Il Giornale che «oltre al movimento Lgbt torinese, però, la De Mari dovrà vedersi anche dal fuoco incrociato dell’avvocatura del Comune di Torino (visto che il Consiglio per volere del consigliere Pd Maria Grazia Grippo ha deciso di denunciare a sua volta la psicoterapeuta) e quello della Regione Piemonte (che ha già schierato i suoi avvocati). Tutti contro uno.»
La faccenda, quindi ha assunto anche apertamente una connotazione politica (e gli avvocati della Regione e del Comune sono stipendiati dai denari dei contribuenti).
A Roma, il Circolo Mario Mieli ha presentato un esposto a sua volta, perché non possono «tollerare che a causa di una pretestuosa quanto erronea interpretazione di una sola pagina dell’opera di Mario Mieli, si accusi il nostro Circolo e tutti i suoi soci di pedofilia, necrofilia e coprofagia».
Basta questo per capire come le dichiarazioni della dottoressa vengano distorte e interpretate artificiosamente. E i media di regime, a suon di grancassa, fanno eco alle interpretazioni scorrette e faziose.
Dicono anche cose false: come ha fatto notare Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, sulla sua pagina Facebook, finché la procura non emette un avviso di garanzia nessuno è indagato. «Non c’è dunque nessun capo di imputazione su cui indagare. I reati che vengono illustrati non sono nient’altro che quelli ipotizzati dall’avvocato del coordinamento Lgbt Nicolò Ferraris. Se verranno fatti propri anche dalla Procura è un altro paio di maniche. Quindi è sbagliato dire che la De Mari è indagata per odio razziale nei confronti dei gay»
La De Mari ha parlato certo senza peli sulla lingua, senza ambiguità, schietta. E per la sua schiettezza è finita nel tritacarne della Gaystapo: la verità brucia, si sa. Vediamo se i giudici coinvolti saranno proni all’ideologia e al totalitarismo, o se saranno liberi in un Paese che sulla Carta Costituzionale garantisce la libertà di manifestazione del pensiero, soprattutto quando si espone una verità oggettiva.
Noi esprimiamo la nostra solidarietà alla dottoressa che finora ha mostrato un coraggio da leone augurandoci che i giudici di Torino e di Roma siano “soggetti solo alla legge” e non alla Gaystapo.
Redazione
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