20/09/2015

Gender a scuola – A Roma si insegna ad “Educare alla diversità”

Ai negazionisti del gender, vorremmo chiedere da quale ideologia era ispirata la giornata di “educazione alla diversità”, tenutasi in una scuola dello storico quartiere romano di Testaccio, la Carlo Cattaneo.

A detta di Repubblica e di altri giornali da “intellettuali veri” l’evento è servito proprio a dimostrare che il gender non esiste.

Vediamo che cosa ha visto ieri, 19 settembre 2015, Francesca Pizzolante, che ha fatto un resoconto su Il Tempo.it.

Gli incontri e i workshop che hanno riempito la scuola, si svolgevano in quasi tutte le aule dell’istituto.

gender_ utero-in-affitto_omofobiaGli organizzatori erano quelli dell’associazione Scosse, con il patrocinio, immancabile, del Comune del sindaco Marino.

Dice la Pizzolante che è stata “una sorta di celebrazione della diversità, non solo sessuale ma anche culturale”, piena di spot e di gadget contro gli stereotipi, anzi, contro lo stereotipo per eccellenza, da demolire, decostruire: la famiglia naturale.

E’ una questione ideologica o no, questa? La famiglia è fatta di un uomo e una donna che fanno un figlio. Chiamare famiglia altre forme di convivenza, incapaci di generare per natura, è discostarsi dal reale in nome di una convinzione, un’idea... è ideologia pura.

Nelle aule si spiega come insegnare la diversità a bambini e ragazzi dai 0 ai 18 anni , con linguaggi e mezzi diversi: dai libri per l’infanzia, ai video per i più grandi. Si ascoltano asserzioni di questo tipo: «Solitamente nei primi 3 anni di vita del bambino si può stabilire se sia un cisgender – persona a proprio agio con il genere attribuito alla nascita – o transgender – chi non si sente rappresentato dal genere di nascita” (Chi sostiene una cosa del genere non ha alcuna dimestichezza con i bambini da 0 a 3 anni, né con la realtà).

“Ogni 400 persone ce n’è uno intersessuale, ossia con cromosoma XXY, dice il relatore del workshop”:  falso.  La sindrome di Klinefelter  capita all’incirca a 1 maschio su 1000.

“Un genitore capisce fin da subito la tendenza sessuale del proprio figlio: dai giochi preferiti al portamento fino alla parlata. Il nostro compito, nelle scuole, è aiutare ogni bambino a trovare la propria reale identità sessuale”. Ma chi l’ha detto? Se davvero fosse necessario aiutare un bambino di 3 anni a trovare la sua identità sessuale (a 3 anni!?!?) ci pensano i genitori e semmai degli psichiatri o psicologi o genetisti di loro fiducia!

Prosegue la Pizzolante:”Scorrono slide e sulla vignetta in cui una ragazzina guardandosi allo specchio vede l’immagine di un uomo, un’insegnante chiede: «E se il bambino o bambina volessero cambiare?», «A quel punto si avvierebbe il percorso verso l’intervento chirurgico per modificare il corpo- risponde il relatore-. Noi siamo qui, con l’aiuto di medici specializzati, per insegnare che si può cambiare e occorre avere rispetto per le diversità». Una madre sull’uscio della porta storce il naso: «Ma come si può spiegare certe cose a un bambino di sei anni?»...

E quindi Il Tempo racconta di  “test e questionari da far compilare ad alunni per cercare la propria sessualità”; della “letteratura con passaggi intrisi di omofobia da abbattere, la grammatica da modificare: assessora, sindaca, avvocatessa e via dicendo”.

Tutta questa “formazione”, pagata con i soldi dei contribuenti romani, fa davvero cultura? E dimostra che il gender non esiste?

Redazione

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

 

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