10/04/2016

Gender a scuola e non solo: “liberiamo” Trento e Trieste?!

Ai nostri bisnonni che hanno combattuto nelle trincee della Grande Guerra avevano detto che dovevano liberare Trento e Trieste dal giogo della dominazione straniera. Oggi bisognerà tornare  in trincea – sembra – per liberarle dal giogo del “gender diktat“.

Purtroppo, non è una dittatura che imperversa solo nelle Tre Venezie: sappiamo bene che la cultura della morte si infiltra e si espande a tutte le latitudini, in Italia, in Europa e in America.

Tra le segnalazioni pervenuteci ci hanno colpito quelle che arrivano, appunto,  da Trento e Trieste.

Una serie di Comuni  e aziende provinciali della zona patrocinano a Trento spettacoli teatrali come quelli della serie “Altre tendenze“, che, insieme a altri spettacoli politicamente molto corretti, “inclusivi” e anche un pochino blasfemi, quel tanto che basta e che fa tendenza, sono a volte preceduti da conferenze – sermoni- prediche e dibattiti condotti da Vladimiro Luxuria.

Nei licei di Trieste, invece, vige l’obbligo per gli studenti  di partecipare ai corsi tenuti dall’Arcigay. I genitori si vedono respingere le loro richieste di esonero.

Claudio Signore, genitore di uno studente del liceo Oberdan, ha scritto una lettera di vibrata protesta in tal senso. Il  “Progetto regionale di prevenzione e contrasto al fenomeno del bullismo omofobicopresentato dall’’Assessore regionale al Lavoro e alla Formazione, Loredana Paraniti, e dal Responsabile del Progetto Arcigay e Arcilesbica “A scuola per conoscersi”, Davide Zotti, senza addurre alcun fatto concreto che giustificasse la presunta emergenza omofobia e senza rispondere ai genitori che chiedevano a che titolo fossero Arcigay e Arcilesbica deputati a tenere certi corsi e perché non far partecipare anche le associazioni familiari.

La Regione FVG, come al solito, si preoccupa di contrastare solo il bullismo omofobico quasi che le altre forme di bullismo – che sono certamente di gran lunga più diffuse e pericolose – siano da considerarsi meno preoccupanti. Né – evidentemente – la Regione ritiene che il corpo docente sia in grado di insegnare il rispetto incondizionato di tutte le persone umane.

La lettera, pubblicata dalla Nuova Bussola Quotidiana e da Vita Nova di Trieste, rileva inoltre che nel programma sono stati introdotti una serie di concetti riconducibili agli studi di gender (o teoria del gender), che non possono avere altro scopo se non quello di indottrinare i ragazzi ad un certo tipo di mentalità, caratterizzata da un individualismo spinto, in aperta contrapposizione con la nostra cultura diffusa, che riconosce nella famiglia la naturale cellula di base del convivere sociale.
Infine, non si è capito come mai, a fronte di una popolazione di circa 4000 studenti di scuola superiore di secondo grado nella sola città di Trieste (stima grossolana per difetto), i responsabili del progetto non siano riusciti a fornire una singola testimonianza di bullismo omofobico. Infatti, di 4 testimonianze di giovani volontari delle suddette associazioni, la prima è stata di un ragazzo già diplomato da molti anni; le altre tre, di giovani omosessuali che hanno testimoniato, evviva!, di non avere mai subito alcun episodio di bullismo.

...

Sono uscito dall’incontro con la sensazione di essere stato tagliato fuori, come padre, dalle nostre istituzioni regionali. Sensazione che diventa certezza, ricordando che l’istanza di esonero di partecipazione per nostro figlio, presentata unitamente ad altre famiglie del Liceo Oberdan sia stata respinta.

Siamo perfettamente solidali con lui.

Redazione

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