L’ideologia che tende a destrutturare gli individui e la società e che chiamiamo “gender”
“C’era una volta un gatto che si comportava in modo strano……”
Questo è l’incipit di un testo dato a bambini di IV elementare da un’ottima insegnante in una scuola cattolica. I bambini dovevano leggere il testo più volte e, quello che lascia maggiormente perplessi, dovevano ripetere il racconto in prima persona.
Poiché quando si dà un compito da svolgere a dei bambini c’è sempre un obiettivo che si vuole raggiungere, alla richiesta di quale fosse l’obiettivo che l’insegnante si era prefissata nel caso specifico la risposta è stata: era solo un testo divertente che i bambini hanno accolto molto bene e senza alcuna “malignità”.
La “malignità” stava solo in chi vedeva in quel racconto del confuso canegatto un messaggio distorto da veicolare a bambini di IV elementare.
Pressata un po’ da vicino l’insegnante ha confessato che comunque la “diversità” nel mondo esiste e dunque è bene che i bambini ne siano informati.
L’obiettivo era dunque quello di far conoscere ai bambini alcune miserie del mondo degli adulti e a renderli più “tolleranti” nei confronti della diversità.
Ma la domanda che, a questo punto, diviene ancora più pressante è: perché far ripetere il racconto in prima persona? Per mettere i bambini nella penosa situazione di chi si sente “diverso” e non accettato dagli altri? Per fare in modo che vivendo in prima persona la situazione i bambini possano essere più consapevoli delle difficoltà altrui? Per fare in modo che i bambini crescano tolleranti nei confronti della diversità? Ognuno è libero di avanzare altre ipotesi che possano aiutare a risolvere l’enigma.
Ad ogni buon conto la prima riflessione che viene alla mente è la seguente: è proprio necessario far crescere i bambini così in fretta? Qual é la ragione per la quale invece di lasciarli tranquilli a vivere la loro infanzia si inizia a metterli al corrente di quel guazzabuglio che è il mondo degli adulti? Anche qui ognuno si può esercitare in prima persona a cercare di capire la ragione per la quale ai bambini si vuole togliere l’infanzia, quel periodo che chi ha qualche anno sulle spalle ricorda, con tenerezza e nostalgia, come un periodo meraviglioso di un mondo incantato in cui babbo Natale lanciava le caramelle giù dal camino.
Qualcuno ha deciso che ci deve levare anche il ricordo del periodo meraviglioso che dovrebbe essere l’infanzia, ha deciso che bisogna togliere ai bambini i miti irrazionali, bisogna immergerli nella realtà cruda di un mondo che non ha pietà per nessuno ed è bene, dunque, che siano abituati da subito al nuovo mondo in cui i miti sono scomparsi e al loro posto sono arrivati i variopinti colori LGBTP, dove il P non sta per pedofili, come era all’inizio della rivoluzione arcobaleno, ma per Pansessuali, quella sessualità perversa polimorfa che Sigmund Freud aveva scoperto essere l’essenza dell’animo dei bambini e che qualcuno si ostina invece a voler vedere come puro e incontaminato.
L’ideologia gender non esiste dicono in molti, ivi compreso il nostro ministro dell’Istruzione, è un’invenzione di animi maligni che vedono il male là dove non c’è.
Quanto appena riferito è la dimostrazione lampante di come l’ideologia sia viceversa penetrata ovunque, anche nelle scuole tenute da ignare suore, e dove brave insegnanti si conformano ai dettami che giungono dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Chi è l’autore del brano incriminato? Luigi Malerba, definito come scrittore e sceneggiatore, ma, si badi bene, Malerba è solo uno pseudonimo perché il cognome vero dell’autore è Luigi Bonardi.
La “mala erba” entra, dunque, nelle aule dei bambini delle elementari e le insegnanti sono talmente benpensanti che non si rendono conto di diventare il veicolo della follia del gender. Quella che non esiste. Quella che afferma che il pensiero è più importante della realtà, quella che dice che la percezione è più importante dei dati biologici, quella che dice, appunto, che ognuno è libero non solo di scegliere il partner più gradito per la propria gratificazione sessuale, ma anche il sesso (genere) di appartenenza indipendentemente da quelli che sono i dati biologici dettati da madre natura.
Qualcuno dovrebbe informare il ministro della pubblica istruzione dell’esistenza di quei Principi di Yogyakarta sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, stilati da un gruppuscolo di “intellettuali” e funzionari dell’ONU, che sono diventati la bussola di riferimento del nuovo mondo e dell’UE che, per prima, li ha accolti nel 2007 “Anno delle Pari Opportunità per Tutti”.
Una sola domanda: siamo certi che stiamo andando per la strada giusta?
La Rosa Bianca