12/06/2015

Gender al liceo: solo trans e solo gay sono esempi positivi...

La teoria del gender a scuola è già realtà e lo sappiamo.

La propaganda di questa ideologia funesta avviene anche tra gli studenti degli istituti superiori.

Se infatti è vero che molti ragazzi e molte ragazze difendono ancora il buon senso e la ragione, è altrettanto vero che più passa il tempo, più la propaganda agisce, più gli insegnanti si adeguano e più gli studenti si accodano.

D’altra parte, oggi è di moda, è popolare, è segno di apertura mentale condividere le istanze delle associazioni LGBT. Insomma, più si va avanti e più diventiamo omosessualisti. Anche inconsapevolmente: chiunque sta nell’ambiente scolastico, specie di provincia, sa bene infatti che spesso su questi temi c’è grande ignoranza e si ragiona in base a stereotipi e luoghi comuni, a prescindere da come la si pensi.

Come accennato, i professori (e specialmente i radical chic, che sono parecchi) non si fanno problemi a sposare le richieste delle lobby LGBT: non si devono forse educare i giovani al rispetto dei valori democratici?

Ne è un esempio il Liceo delle Scienze Umane “Laura Bassi” di Bologna, dove le classi terze hanno realizzato un documentario intitolato “Siamo tutti in transizione” (qui il trailer). Tema del lavoro è evidentemente l’universo transgender. Morale della favola? Scontata: nel transessualismo tutto è normale, tutto è amore, tutto è sentimentale e dunque bisogna combattere ogni forma di discriminazione. Uno dei trans protagonisti del video (uomo diventato donna) conclude dicendo: “Sbagliamo ad aver troppe aspettative, alla fine (dopo l’operazione) non cambia poi molto”.

Un altro invece (donna diventata uomo) ribadisce una verità suprema (!): “Tutti quanti nascono con un sesso biologico e un’identità di genere”. Peccato che non specifichi che la disforia di genere, ovvero il non riconoscersi e accettarsi per quello che si è, maschio o femmina, è un disturbo.

Il vero modo di aiutare i transessuali non è permettere loro ogni follia, ma aiutarli e sostenerli psicologicamente e disinteressatamente, con amore ed amicizia. Invece la cultura mainstream, di cui la scuola italiana è imbevuta, ci dice che cambiare sesso è bello e che non v’è nessun problema se non la transfobia di certi rozzi fascisti e di certi stupidi cattolici. Che vi siano storie di trans finite tragicamente è meglio non parlare, perché altrimenti qualcuno potrebbe iniziare a pensare e magari a non essere d’accordo con tali pratiche.

Ma non è finita. Lo stesso liceo, due anni fa, ha realizzato, peraltro con la collaborazione del Comune di Bologna e dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, quindi con i nostri soldi, un altro documentario: “Il nodo di Arianna” (vedere qui), che è un attacco alla famiglia e alla Chiesa. Accanto a spunti interessanti, il video lascia intendere che la famiglia, così come da sempre la conosciamo, è una fonte di oppressione, non a caso difesa dall’oscurantista mondo cattolico. Anche in questo caso non si parla di storie belle di famiglie normali, magari con tanti figli. Non si parla dell’amore tra marito e moglie o tra genitori e figli. Non si propongono esempi edificanti del passato o del presente. No. L’unico messaggio positivo lo danno le coppie omosessuali, quelle sì famiglie belle, brave e buone! Una mamma lesbica delle “Famiglie Arcobaleno” fa la solita predica sui diritti mancati e sul fatto che l’Italia è un Paese culturalmente arretrato, specificando che sua figlia è sana e felice di avere due mamme.

Bludental E poi c’è la studentessa che funge da filo conduttore a tutto il documentario, cresciuta con una mamma assente e uno zio violento, che probabilmente ha persino abusato di lei. E questo perché? Perché i giudici cattivi le hanno impedito di seguire suo padre, gay, separato dalla moglie convivente col suo compagno. Una vicenda senza dubbio drammatica, ma è il solito caso pietoso che serve a far passare la sovversione di qualsiasi ordine giuridico-antropologico. Morale? Esistono le “famiglie” e non la famiglia, con buona pace di millenni di storia umana.

Questo, lo ripetiamo, avviene nelle nostre scuole, con i ragazzi che prenderanno le redini del nostro Paese in un futuro più o meno prossimo. Ecco la colonizzazione ideologica. Ecco l’indottrinamento. Scendiamo in piazza il 20 giugno, a Roma, per farci sentire e tentare tutto il possibile per bloccare simili follie prima che sia troppo tardi.

 Federico Catani

 

 

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