In queste settimane le scuole di diverso ordine e grado sono chiamate, in seno ai Consigli di classe, a scegliere i libri di testo da adottare nel corso dell’anno scolastico che si aprirà in autunno. E, in tempo di gender, questa scelta assume una valenza particolare.
Lungi da noi l’intento di dare adito a un infondato allarmismo, segnaliamo questa cosa per accrescere la consapevolezza che è un diritto (e un dovere) dei genitori quello di esprimere il proprio parere sui libri su cui i figli studieranno.
Il gender, purtroppo, è un’ideologia subdola, in grado di infilarsi in diversi ambiti del sapere. Nella biologia, fin dall’uso della terminologia ‘sesso’ o ‘genere’, per passare attraverso ‘il gene dell’omosessualità’, fino ad arrivare alla genetica; nella filosofia; nella letteratura: i racconti gender si moltiplicano in continuazione, e con esse gli esercizi di grammatica “gender free”; nella matematica, con problemi quali “Rosa e i suoi due papà...”; per non parlare poi dell’educazione sessuale... e gli esempi potrebbero continuare.
Insomma, le persone più avanti negli anni forse stanno cominciando a rimpiangere l’analisi logica fatta su I Promessi Sposi del Manzoni e i calcoli attorno alle uova deposte dalle galline di un pollaio... Tutte cose – ahinoi – troppo spesso ignorate dai nostri ragazzi 2.0: o perché considerate troppo ‘elevate’ culturalmente, o perché sapere che un uovo non nasce nel frigorifero può non essere così scontato, oppure perché considerati concetti forse troppo ‘naturali’.
Al fine di sensibilizzare i genitori e, soprattutto, i rappresentanti di classe in tal senso Generazione Famiglia, Associazione Non Si Tocca La Famiglia e Associazione Comitato Articolo 26 hanno diramato un Comunicato Stampa (qui il testo completo) in cui s’invita “[...] a ricercare da subito una efficace sinergia con le dirigenze scolastiche e i docenti, interagendo opportunamente sia nella veste specifica di rappresentanti di classe che in quella di semplici genitori“, per esaminare i libri di testo e valutarne opportunamente i valori trasmessi. Come si diceva, sia in materia di educazione sessuale e affettiva, sia nelle altre materie.
“La prima fase di valutazione dei testi rappresenta un’occasione importantissima per la partecipazione dei genitori alle attività scolastiche e per la loro collaborazione con i docenti. Nella normativa di riferimento viene infatti auspicata la costituzione di comitati misti, formati da docenti, genitori e studenti, per operare un’analisi preliminare sia dei testi già in uso che delle nuove proposte editoriali“, si legge ancora nel comunicato.
E’ dunque necessario vigilare sui libri che vengono adottati dalle scuole. E lo è ancora di più alla luce del ddl che porta la firma di Valeria Fedeli (qui un approfondito commento) e che titola: “Introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università“. Un progetto che di fatto sdogana il gender in classe e che all’art. 5 cita: “A decorrere dall’anno scolastico 2015/ 2016, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado adottano libri di testo e materiali didattici corredati dall’autodichiarazione delle case editrici che attestino il rispetto delle indicazioni contenute nel codice di autoregolamentazione «Pari opportunità nei libri di testo» (POLITE)“. Il tutto, ovviamente, al modico prezzo di 200mila euro e all’insaputa dei genitori.
Il gender non esiste, dicono. Ma è meglio vigilare... chissà mai che poi non si cominci a credere che invece esiste. Eccome.
Redazione