04/04/2016

Gender neutral anche per la Levi’s. Con tanto di inno alla pedofilia

La moda a- gender, un fenomeno in continua crescita... anche se “il gender non esiste”!

Abbiamo già parlato della Diesel e della sua campagna volta all’annullamento delle differenze sessuali; del marchio Zara e della sua nuova collezione Ungendered; del figlio di Will Smith prestatosi al marchio Luis Vuitton, eccetera eccetera.

Ha senso quindi tornare sul tema? Da un certo punto di vista non molto: oramai si farebbe prima a dire quali sono le firme che non seguono il diktat gender, proponendo capi d’abbigliamento in grado di esaltare la femminilità e la mascolinità. Triste realtà.

Tuttavia il caso di Levi’s, con la nuova collezione Pride 2016 che sarà disponibile in Europa a partire da maggio, merita una sottolineatura.

E non tanto per via delle t-shirt arcobaleno (che poi, chi l’ha detto che questo simbolo è prerogativa delle lobby Lgbt?), bensì perché questa volta non ci si limita al gender neutral.  Questa volta Levi’s va oltre, ispirando la nuova collezione a Harvey Milk.

Di chi stiamo parlando? Del primo omosessuale dichiarato ad essere stato eletto a una carica amministrativa pubblica, nel 1978 a San Francisco, che però aveva anche un “debole per i bambini” (ossia: era pedofilo) e aveva problemi di dipendenza con la droga. Le testimonianze dei suoi accusatori (qualcuno è persino finito suicida) lasciano senza fiato, ma sono state sistematicamente insabbiate, per non “macchiare” la memoria di Milk, che viene considerato un ‘martire progressista‘, dal momento che nel 1978 fu ucciso dal suo collega del partito democratico Dan White. Un atto, questo, certamente da condannare senza alcuna remora, ma che è ben distante dal fare l’apologia di un uomo dalla condotta di vita assai discutibile.

Insomma, accanto alle magliette gender neutral, la Levi’s proporrà anche toppe e stampe che richiamano il nome di Milk, nonché il suo motto: “Hope will never be silent” (“La speranza non sarà mai silenziosa”).

Questa nuova azione commerciale, lungi dall’essere esclusivamente una strategia volta a cavalcare l’onda e intercettare i gusti della gente, mette per l’ennesima volta in chiara luce il potere delle Lobby Lgbt.  E lo fa sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono guardare. Scrive QMagazine: “La Fondazione no profit Harvey Milk opera a livello globale in sostegno dei diritti Lgbt, con l’obiettivo di far conoscere la storia del politico americano e portare avanti le sue idee rivoluzionarie di uguaglianza. Grant Barth, responsabile del merchandising Levi’s, racconta come ‘Harvey era un vero leader e la sua passione è stata tangibile e sempre crescente, fino al tragico giorno del suo assassinio. Ha fatto fare passi da gigante non solo alla comunità Lgbt ma a tutte le minoranze“.

Si sta dunque avverando, con un declino rapido e apparentemente inesorabile, quello che andiamo affermando da tempo: si attacca la Vita (legge sull’aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, contraccezione...); si attacca la Famiglia (divorzio, separazione, matrimonio gay...); ora si attaccano gli individui nella loro più profonda intimità (ideologia gender, omosessualismo, pedofilia, utero in affitto...).

Quale sarà la prossima mossa? E anche: ci sarà questa mossa o non sarà rimasto più nulla di autenticamente (e splendidamente) umano da attaccare?

Teresa Moro

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